Nelle intenzioni della Provincia di Lecce la masseria e il parco alle porte di Cannole dovevano diventare un fiore all’occhiello del nostro territorio. Un percorso di valorizzazione interrotto, purtroppo, da lavori non a norma che hanno deturpato il paesaggio naturale. Ora, dopo il sequestro dell’area, la Procura vuole vederci chiaro su un appalto (quello vinto dalla Intini Source) che vale oltre 3 milioni e mezzo di euro
I lavori sono cominciati lo scorso 15 novembre e sarebbero dovuti terminare a marzo 2014. Ad interrompere però questo calendario si è messa di mezzo la magistratura. Parliamo della masseria Torcito e relativo parco, a Cannole. L’area, di proprietà della Provincia di Lecce, è finita nel mirino delle Fiamme Gialle, sia per questioni riguardanti lo scempio ambientale che per i finanziamenti spuntati a seguito di una gara pubblica.
Ma, in sostanza, cosa ha spinto gli uomini del Corpo Forestale dello Stato e della Guardia di Finanza a presentarsi in Provincia nei giorni scorsi ed acquisire carte e documenti? La questione è semplice: il procuratore aggiunto Ennio Cillo vuole vederci chiaro su un bando pubblico, quello per la “valorizzazione della masseria Torcito”, vinto dalla Intini Source spa, aggiudicataria dei lavori. Si tratta di un appalto di oltre 3 milioni e mezzo di euro, somma stanziata grazie al programma Interreg II Italia-Grecia. Come dicevamo, i lavori ora sono fermi: la sospensione è stata disposta dal Comune di Cannole e dalla stessa Provincia.
Il primo sequestro è avvenuto per tre piste forestali di circa 5mila metri quadrati e una ulteriore area sbancata, di 2mila metri quadrati. Qui i mezzi meccanici hanno distrutto la roccia ed estirpato la vegetazione di una collina circostante, in palese difformità rispetto alla concessione edilizia rilasciata. L’immagine fotografica, diffusa da un gruppo di ciclisti, ha fatto così il giro del web attraverso i social network. Sono partiti un primo e poi un secondo sequestro (quest’ultimo riguarda circa 20 chilometri di piste all’interno di un’area parco di 230 ettari). Secondo la magistratura ci sarebbe il rischio concreto di ulteriori sbancamenti ben oltre l’area destinata ai lavori.
L’accusa pertanto è di quelle forti: abuso edilizio e deturpamento di bellezze naturali. Ne dovranno rispondere Sergio Donadonibus e Giuseppe Botta, entrambi rappresentati della Intini Source, la società di Noci aggiudicataria dei lavori. La magistratura vuole anche fare luce sulle modalità con cui il gruppo Intini ha ottenuto la concessione dei lavori. Tra delicate questioni ambientali e destinazione di fondi pubblici, sembra che l’ “affaire Torcito” sia solo agli inizi.
Stefano Manca