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Il taglio della sanità

La spesa sanitaria occupa da sempre una voce rilevante del bilancio della Regione Puglia. Dopo anni di rimpalli e indecisioni è arrivato il momento, secondo il governo Vendola, di procedere con una bella “sforbiciata” e i primi a cadere sotto la scure dei tagli saranno gli ospedali, che si ridurranno di oltre un terzo. Per Il Salento due nuove strutture che, in futuro, sostituiranno i plessi di Maglie-Scorrano-Poggiardo e Nardò-Galatina-Copertino
 
È come una cascata. La crisi mondiale, che impone sacrifici ai governi, genera manovre finanziarie all’insegna del risparmio, rimedi inevitabili di fronte al rischio del crac. Uno dei fronti di spesa più imponenti per i bilanci regionali, sono le spese sanitarie. Secondo le cifre calcolate recentemente il disavanzo complessivo della spesa sanitaria pugliese nel periodo dal 2003 al 2008 è stato di 1 miliardo e 158 milioni di euro. Una rovina, se si confronta con l’avanzo di 207 milioni di euro che nello stesso periodo ha contabilizzato la Regione Lombardia, ma un fatto positivo se si fa il paragone con quanto sono riuscite a spendere la regione Sicilia (3,4 miliardi), la Campania (5,6 miliardi), il Lazio (9,3 miliardi) e la  Liguria (982 milioni di euro), regione che ha solo un quarto degli abitanti della Puglia. 
Una situazione che inevitabilmente porterà a tagli in diversi settori sanitari come d’altro canto ha tenuto a precisare il presidente Nichi Vendola: “Da fonti del Ministero della Salute ci arrivano dati allarmanti sull’entità dei tagli che Tremonti vuole operare sul corpo vivo del sistema sanitario nazionale. Sarebbero dai 3 ai 4,5 miliardi i tagli alla sanità a livello nazionale: per la Puglia, che vale circa il 7% del sistema, siamo a un livello che va da meno 200 a meno 280 milioni di euro. Solo il taglio sulla farmaceutica vale da solo 40 milioni per la nostra regione, una cifra importante che viene drenata senza permetterci di tentare di riqualificare la spesa sanitaria”. I manager delle Asl insieme con i tecnici dell’Ares stanno mettendo insieme tutte le cifre di cui dispongono, a cominciare da quelle relative ai costi reparto per reparto, perché alla fine l’assessore alla Salute, Tommaso Fiore, possa dare il via all’operazione di taglia e cuci attraverso un Piano in via di elaborazione, che comporterà una eliminazione di mille posti letto su 14.500 esistenti in tutto il territorio regionale, accorpando e razionalizzando spese mediche e servizi ospedalieri, day hospital e le degenze. L’alternativa è il pagamento di una multa di 500 milioni di euro che verrebbe prelevata dal Ministero direttamente dal fondo per la sanità. 
Così, tra voci che si rincorrono e frasi pronunciate a denti stretti, si intuisce che il governo Vendola dovrà mettere mano, per prima cosa, al riordino ospedaliero, un intervento vagheggiato ormai da una decina d’anni che al momento si rende più che mai indispensabile. Se sulla carta però i conti potrebbero tornare presto, difficilmente il consenso per le rimodulazioni potrà essere unanime: se si parte dalle cifre si scopre che sono 24 ospedali su 60 ad essere a rischio chiusura in tutta la Regione Puglia. A Bari gli unici tagli certi, per ora, sono quelli che riguardano il Policlinico, con un piano che prevede 200-250 posti letto in meno su 1.550, con la riduzione dei reparti da 80 a 60. Per quanto riguarda la Asl di Bari i nomi delle strutture a rischio chiusura sono Molfetta o Terlizzi. A Foggia toccherebbe a Torremaggiore e a San Marco in Lamis, mentre è Brindisi la provincia che rischia di più con ben 6 ospedali su otto destinati alla chiusura, cioè San Pietro Vernotico, Mesagne, Ceglie Messsapica, Cisternino, Fasano e Ostuni. Nella Barletta-Andria-Trani non  si parla invece di chiusure ma di accorpamenti fra Trani e Bisceglie. A Taranto due ospedali su sette in predicato di cessare l’attività: Massafra e Grottaglie. 
A Lecce i tagli dovrebbero essere meno dolorosi: la scure dovrebbe abbattersi sui nosocomi che hanno meno capacità e meno organizzazione. Tenuto conto il vecchio piano prevedeva che il “Vito Fazzi” avesse la funzione di presidio aziendale e regionale e Nardò e Campi salentina fossero identificati come ospedali di base, da sistemare sarebbe dovuta essere la situazione dei piccoli centri cioè Maglie, Poggiardo e Scorrano con la  costruzione di un nosocomio di nuova concezione, in posizione baricentrica, che sostituisse le vecchie strutture, da riconvertire. Da qualche indicazione trapelata nei giorni scorsi parrebbe che anche nella zona tra Copertino, Galatina e Nardò potrebbe essere edificato un nuovo complesso, più moderno ed efficiente.