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Il Salento delle buone pratiche in difesa degli ulivi

Sì all’aratura dei terreni, alla potatura regolare degli alberi e alla concimazione biologica; no all’eradicazione e all’uso massiccio di pesticidi: questo il messaggio gridato a gran voce dagli oltre 5mila partecipanti alla manifestazione di domenica 29 marzo a Lecce 

 

È stata davvero tanta la gente arrivata domenica 29 marzo in piazza Sant’Oronzo a Lecce, per difendere gli ulivi. Niente eradicazioni, niente pesticidi e il ritorno alle buone pratiche agricole: questi gli slogan principali risuonati per la piazza da migliaia di voci provenienti da tutta la Puglia. Ma anche tanta voglia di fare chiarezza attorno a una questione come quella legata alla Xylella fastidiosa che molto sta dividendo, come spesso accade quando, oltre ad un elemento primario dell’agricoltura mediterranea, viene attaccato un simbolo, l’ulivo per l’appunto, del patrimonio ambientale e culturale di un territorio come quello salentino. 

Numerosi sono i dubbi e le perplessità sulla natura effettiva del batterio, sulle cause, le responsabilità, sui gravi ritardi, anche della politica, nel comprendere il fenomeno e dare le dovute risposte. Si tratta veramente del batterio della Xylella fastidiosa? Se sì, quali sono le cure giuste? Tutto ruota intorno a queste domande per non correre il rischio di intervenire con cure sbagliate su una malattia che ancora è in fase di studio. Perciò le oltre 5mila voci di piazza Sant’Oronzo hanno gridato la necessità del ritorno alle buone pratiche agricole: aratura dei terreni, potatura regolare degli alberi e concimazione biologica.

Nandu Popu dei Sud Sound System, Al Bano Carrisi, Emma Marrone, Giuliano Sangiorgi, quest’ultimo direttamente da New York, e insieme a loro tantissimi artisti a livello nazionale come Sabina Guzzanti, Claudia Gerini, Federico Zampaglione, Elio del gruppo musicale Elio e Le Storie tese, Samuele Bersani, oltre al campione del mondo di calcio Marco Materazzi, hanno tutti sposato la causa a difesa degli ulivi facendosi fotografare col cartello #difendiamogliulivi.

Una sinergia e una rete che hanno permesso ai movimenti (Associazione Spazi Popolari, CSV Salento, Forum Ambiente e Salute, Lilt Lecce, Peacelink e associazione Casa delle Agricolture Tullia e Gino)  che si battono contro l’eradicazione coatta degli ulivi di portare prepotentemente alla ribalta la questione sui media nazionali, facendo crescere l’attenzione, e magari qualche dubbio, sul piano voluto dall’Unione Europea e che il commissario straordinario Giuseppe Silletti sarà chiamato a rendere operativo nelle prossime settimane.

Un piano che prevedrebbe lo sradicamento delle piante di ulivo laddove queste risultassero infettate dal batterio della Xylella fastidiosa, dopo i necessari esami scientifici, in una zona, detta appunto di eradicazione, comprendente ben sedici Comuni: Porto Cesareo, Leverano, Veglie, Campi Salentina, Guagnano, Salice, Monteroni, Arnesano, Surbo, Copertino, Carmiano, Novoli, Trepuzzi, Squinzano, Lecce, oltre alla fascia cuscinetto che riguarda il focolaio di Complesso del disseccamento rapido dell’olivo individuato nel Comune di Oria.

E proprio da Oria arrivano le prime manifestazioni di “resistenza” alle operazioni di eradicazione, come testimoniato dal ricorso cautelare presentato e accolto al Tar di Lecce da parte di due avvocati, Giovanni e Guido Pesce, proprietari di 80 alberi di ulivo segnati con una X rossa, simbolo della prossima eradicazione. Non avendo avuta nessuna comunicazione in merito alle analisi effettuate sulle proprie piante e della conseguente campagna di marcatura degli esemplari da abbattere, il Tar ha disposto la sospensione cautelare del provvedimento di eradicazione fino al 9 aprile quando il ricorso verrà discusso.

Ma anche la Procura di Lecce sta indagando con il pubblico ministero Elsa Valeria Mignone alla ricerca di eventuali responsabili nella diffusione del batterio. L’attenzione è concentrata tutta sul convegno organizzato nel 2010 dallo Iam (Istituto Agronomico Mediterraneo) di Valenzano che per la prima volta paventò il rischio di un’epidemia di Xylella. I dubbi sono tanti, un motivo in più per tenere gli occhi aperti sulla vicenda.

 

La ricerca scientifica scende in campo contro la Xylella

 

L’eradicazione non può essere la soluzione unica e definitiva del problema del disseccamento degli ulivi, tutt’al più la via più semplice per cercare di evitare un contagio a macchia d’olio, locuzione retorica quanto mai opportuna. A trovare soluzioni alternative ci stanno provando le Università di Foggia e di Lecce cercando di usare molecole biocompatibili e l’eccellenza delle nanotecnologie per combattere il batterio in maniera vincente senza dover eliminare tout court la pianta.

Nel primo caso la sperimentazione è partita il 22 marzo scorso, senza entrare in contrasto con l’Osservatorio Fitosanitario della Regione né tanto meno con il piano Silletti, debitamente informati, puntando l’attenzione su alcuni terreni colpiti da Xylella fastidiosa a Veglie e Leverano, per il versante jonico, e a Surbo e Trepuzzi, per quel che concerne la sponda adriatica. L’obiettivo è quello di dimostrare come, attraverso l’utilizzo di prodotti e di molecole biocompatibili, la pianta possa sviluppare una sorta di difesa immunitaria, una resistenza agli agenti patogeni.

Francesco Lops e Antonia Carlucci, rispettivamente docente e ricercatrice all’Università di Foggia, hanno spiegato come le attenzioni fino ad oggi si siano concentrate sul batterio e sui vettori, reali o meno, ma non si è studiata la correlazione tra l’agente patogeno e l’ambiente circostante. In questo modo con le opportune cure il batterio da quarantena potrebbe passare a una sorta di endemismo, cioè a una forma vivente tipica del territorio. 

Ancor più innovativo il progetto nato su sollecitazione di Coldiretti e presentato nei giorni scorsi ad Ecotekne, alla presenza dell’assessore regionale Loredana Capone. Si tratterebbe sostanzialmente di iniettare all’interno del sistema linfatico dell’ulivo un vettore in grado di scovare in profondità l’agente patogeno, agendo quindi solo su di esso e non su tutta la pianta. Giuseppe Ciccarella, ricercatore dell’Università del Salento, ha spiegato come nelle analisi fin qui condotte in laboratorio i risultati ottenuti siano stati buoni. Ora occorrerà vedere se questo metodo scientifico riuscirà ad adattarsi su larga scala alla pianta dell’ulivo per dare una speranza al nostro territorio di vedere ancora in piedi questi monumenti secolari. 

 

Alessio Quarta