Si dirà che un partito politico non può nascere da un annuncio fatto, quasi per caso, da sopra un predellino; forse però non sarebbe nato se, invece della pubblica spontanea invenzione, ci fosse stata una disinteressata riflessione. Comunque sia, il fatto è che il Pdl è nato tra impegni, rogiti e congressi che sono serviti solo a convincere gli elettori che, finalmente, tutti i problemi di governabilità erano risolti. Per un po’ è stato così, poi si è capito che le rinunce finalizzate all’affermazione del progetto, sono fatte dalla parte più debole, cioè, solo An che è obbligata a condividere quanto i forzisti decidono sempre per il “bene comune”.
È stato un patto leonino; era certo che Forza Italia non avrebbe rinunciato a niente, forte della sistemazione onorevole riservata alla classe dirigente di An. Gli elettori di destra hanno creduto al grande partito, rinunciando, anche se con dolore, alla propria identità. Oggi, un po’ dappertutto, ci si accorge che non è stato un matrimonio felice, le precisazioni di Fini, anche se con ritardo, dimostrano che c’è qualcosa che non funziona; rimane però il fatto che, a livello nazionale, alternative al Pdl, secondo me, non ce ne sono. In certe situazioni, poi, non si salvano neanche le “apparenze”. Così, a Maglie, il Pdl non è mai nato. Da questa situazione ne consegue che non ha voce chi non è nato forzista, ed è inutile reclamare alternanze, altrove pretese e ottenute. È vero che la politica è servizio, da non intendere, però, servizio ai più forti ma, ai cittadini che assistono, a volte sconfortati, all’inadeguatezza di questa amministrazione che sta diventando, sempre più, una questione privata. C’è tuttavia chi non è d’accordo ad accettare situazioni nelle quali, anche le proposte efficaci per la soluzione di problemi, sono respinte perché nulla portano, in termini clientelari, alle varie “stelle” dell’amministrazione.
Ho sostenuto con lealtà, in questi 5 anni, la maggioranza, non senza cogliere, però, i taciuti obiettivi delle tante azioni decise privatamente, ribadendo il concetto che c’è chi decide e chi condivide. Sono convinto che non è così dappertutto, a Maglie però… Dopo aver tante volte abbozzato, siamo giunti alla fine di questa legislatura, perciò il mio impegno a sostenere l’Amministrazione, cessa. In ogni caso vanno salvaguardati i rapporti personali con tutti di là dalla condivisione politica, come primo segno di civiltà. Sento in giro una voglia di risveglio da un torpore che sta durando da tempo e c’è anche voglia di non identificarsi nei vecchi partiti per non essere usati, facendo leva su un idealismo strumentale. L’ideologia non serve, quando si parla delle sorti di una piccola città come Maglie, serve solo il buon senso e la volontà di fare, operando per la collettività. Diamo una svolta perché Maglie ne ha bisogno, cercando di risolvere problemi, tra cui quello occupazionale, finendola di strumentalizzare proprio le categorie più deboli. Io cercherò di contribuire affinché, questo cambiamento avvenga, con l’aiuto dei cittadini liberi, che pure ci sono; se non avverrà, vorrà dire che è giusto che sia com’è, ma almeno ci possiamo ancora sentire… persone vive”.
Antonio Giannuzzi