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“Il paese delle spose infelici” secondo Pippo Mezzapesa

È uscito in queste settimane il secondo lungometraggio del regista di Bitonto, prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci 
 
Cos’è la poesia? Pippo Mezzapesa, giovane regista di Bitonto, lo sa molto bene, perché tutto ciò che gira si trasforma in veri e propri versi. E in queste settimane è uscita la sua ultima fatica cinematografica, Il paese delle spose infelici, distribuito in 30 copie nei circuiti D’Essai. La Puglia torna a essere protagonista del cinema, grazie un autore che aveva già immensamente deliziato e fatto sorridere il pubblico con la sua opera prima, Pinuccio Lovero. Sogno di una morte di mezza estate, 65 minuti girati in digitale. Mezzapesa, per Il paese delle spose infelici, ha scelto invece il 35 millimetri, come fu per alcuni dei suoi cortometraggi, tra cui va citato il bellissimo Come a Cassano. 
Il paese delle spose infelici racconta della storia di due amici, Zazà e Veleno, che vivono all’ombra di una grande fabbrica, un mostro che sputa continuamente fumi, e che rappresenta l’Ilva di Taranto. Nelle loro vite però c’è il calcio, il loro sogno, che fa immaginare loro quanto potrebbe essere vicina la squadra del cuore, la Juventus. Ma a un certo punto si affaccia sulle loro esistenze una nuova presenza, femminile, quella di Annalisa, interpretata dall’attrice francese Aylin Prandi, intorno alla quale aleggia un profondo mistero. La vedono volare dal tetto della chiesa, lei che vive fuori città in una capanna degradata, e che i due ragazzi prendono a frequentare finché non se ne innamorano. 
La pellicola è ispirata a un romanzo di Mario Desiati e prodotta dalla Fandango di Domenico Procacci. Mezzapesa si conferma un talento senza pari nel narrare le storie dei tre protagonisti con un occhio accorato, attento alla fotografia, senza dimenticare una perfezione assoluta nella costruzione della trama, dei dialoghi, delle situazioni. Sebbene si tratti di un regista “di nicchia”, le sue opere, ricche di sentimenti e verità, si confermano adatte a tutti i gusti e anzi dovrebbero essere prese ad esempio per risollevare il cinema italiano dallo stallo in cui stagna da qualche tempo. Con Mezzapesa è come se stesse ritornando il cinema neorealista, quello del dopoguerra, ma anche dei migliori registi italiani contemporanei come Daniele Luchetti e Paolo Virzì. 
 
Angela Leucci