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Il martirio di San Nicola di Casole

I resti della celebre abbazia in agro di Otranto continuano a restare senza salvaguardia, mentre i proprietari dell’area vietano l’ingresso ai visitatori 

 

Con molta probabilità rappresenta il più importante sito storico e archeologico di tutta la Puglia, tanto è vero che il Fai lo ha inserito all’ottavo posto nell’elenco dei luoghi italiani da salvare. Del monastero di San Nicola di Casole, situato a pochi chilometri a sud di Otranto, restano oggi solo le rovine, che il trascorrere del tempo sta ulteriormente indebolendo. Il Comitato “Salviamo l’Abbazia di Casole” ha così da tempo lanciato una petizione con la quale si chiedono alle istituzioni competenti di salvare il monastero, raccogliendo ad oggi decine di migliaia di firme. Già il senatore Dario Stefàno, cittadino idruntino, si era interessato alla causa coinvolgendo il leccese Massimo Bray, all’epoca Ministro ai Beni Culturali. 

A rendere più delicata la vicenda si aggiunge poi l’atteggiamento dei proprietari del terreno su cui insiste l’antica abbazia, molto reticenti a concedere a turisti e scuole di visitare questa preziosa testimonianza storica. Nei giorni scorsi era stata diffusa la notizia secondo la quale dietro questo comportamento della proprietà, ci fosse la bocciatura da parte del Comune di Otranto di un progetto per la realizzazione di un Bed&Breakfast, dovuta ai vincoli contenuti nel piano paesaggistico della Regione Puglia (Piano Urbanistico Tematico Territoriale) e nel Documento Programmatico Preliminare del Comune di Otranto. La richiesta di aprire un B&B presentata dalla proprietà è stata però smentita dal sindaco Luciano Cariddi, che parla solo di un progetto relativo alla creazione di un agriturismo presentato in passato e già approvato e che riguarderebbe la masseria già presente sull’area: da circa 70 anni -da quando cioè ne sono entrati in possesso- i proprietari hanno infatti destinato il terreno all’allevamento e all’attività agricola. 

Ad ogni modo, su Facebook si moltiplicano le testimonianze di coloro che affermano di essere stati allontanati, anche con modi poco educati, dai proprietari del terreno: tra questi turisti, scolaresche e anche una troupe della Rai. Tutto questo mentre in un’intervista ad una webtv locale, il proprietario dell’area ha mostrato disponibilità a collaborare per far rinascere il monastero e renderlo quindi fruibile a turisti, visitatori, studenti e professionisti. 

I resti del monastero di San Nicola di Casole continuano però a rappresentare un’emergenza. Occorre organizzarsi per salvare un patrimonio di inestimabile valore culturale. Un monastero fondato nel 1098 e che ha ospitato numerosi poeti in lingua greca e nel quale, con molta probabilità, si è formato l’artista Pantaleone, autore del pregevole mosaico pavimentale della Cattedrale d’Otranto, risalente al XII secolo; è stato però la sede di una delle biblioteche più ricche d’Europa, distrutta nel 1480 dall’invasione turca, e che con i suoi numerosi volumi greci e latini (oggi conservati in biblioteche di tutto il mondo) ha forse rappresentato la prima università italiana.

 

Cariddi: “Casole sarà recuperata, d’intesa con i proprietari”

 

In attesa di chiarezza sulle reali volontà dei proprietari del terreno su cui sorgono i resti dell’abbazia di San Nicola di Casole, l’Amministrazione comunale di Otranto ha approntato un primo progetto di recupero del sito archeologico: “La proprietà privata va rispettata -spiega il sindaco Luciano Cariddi– ma la storia e l’importanza di quel luogo non ci consentono di rinunciare al suo recupero e alla sua fruizione. Abbiamo così predisposto un progetto preliminare nel quale, in accordo con i privati, ipotizziamo anche l’acquisizione dell’area per sottoporre i ruderi del monastero ad opere di recupero e restauro, senza escludere la possibilità di qualche saggio archeologico per verificare la presenza di nuovi reperti o di altre tracce che possano dirci qualcosa di più sul monastero”. 

L’obiettivo principale riguarda però quella che era la biblioteca di Casole, tra le più ricche d’Europa, andata in gran parte distrutta dall’invasione turca del 1480: “La nostra idea è quella di recuperare i circa 60 testi che oggi sono sparsi in tutto il mondo, trasferendoli su microfilm o altre moderne tecnologie, così da renderli ancora immediatamente fruibili, nonostante non siano disponibili fisicamente”. 

Un progetto ambizioso a cui il sindaco pensa anche di dedicare uno spazio all’interno del Castello Aragonese, che ospiterà il futuro museo della civiltà del territorio.

 

Alessandro Chizzini