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Il grado della polemica

Botta e risposta tra il consigliere Vincenti e il segretario generale sugli avanzamenti al grado di maresciallo per gli agenti del corpo di Polizia Municipale 
Con una lettera indirizzata al sindaco di Maglie, al segretario generale e al comandante della Polizia Municipale, il consigliere Dario Massimiliano Vincenti del gruppo consiliare Giovane Maglie, ha richiesto chiarimenti riguardo l’avanzamento di carriera all’interno del comando di Polizia Municipale magliese. Attraverso la lettera, il consigliere di maggioranza ha chiesto un’immediata sospensione dell’eseguibilità della delibera n. 33 del 23 febbraio 2012 per “evidente conflitto con la vigente legislazione regionale”. Per il consigliere la delibera si rifarebbe ad un automatismo -la legge n. 872 del 22.11.1973, già abrogata- che porta un agente di Polizia Municipale a ricevere il grado di maresciallo ordinario, mentre, secondo la legislazione regionale, sono i sottufficiali a poter usufruire del grado. “L’agente, in assenza di un ben preciso atto amministrativo o di un regolamento di Polizia Municipale che lo preveda, non può divenire maresciallo (quindi sottoufficiale) per semplice e disadorna applicazione analogica di una norma (automatica) che solo ai sottoufficiali si rivolge, non anche agli agenti che sottoufficiali non sono”.
Dal Comune di Maglie arriva la replica da parte del segretario generale Francesco Arena e del comandante del corpo di Polizia Municipale Giovanni Margilio, con i chiarimenti sulla delibera in cui si specifica che “il diverso grado attribuito agli operatori di Polizia Municipale -tutti ascritti in categoria C- intende esprimere solo una maggiore esperienza derivante da un più ampio periodo di servizio, come maturato nel grado precedente”. Inoltre, la nuova formulazione non incide sullo stato giuridico, né tantomeno su quello economico, e risulta essere in linea con le declaratorie contrattuali nazionali e gli spazi di autonomia comunali regolamentati dalla legge regionale: “La ratio delle disposizioni regionali -si legge nella lettera- e, conseguentemente, di quella comunale, appare quella di uniformare le denominazioni dei profili professionali delle varie Polizie Municipali, anche ai fini della omogeneizzazione dei segni distintivi dei vari gradi, spesso diversi da Comune a Comune”. Secondo la delibera il segno distintivo di sottoufficiale da apporre all’uniforme è consentito dopo dieci anni di servizio per il maresciallo ordinario, quindici anni di servizio per il maresciallo capo e venti anni di servizio per il maresciallo maggiore, secondo una scala gerarchico-distintiva che “consente agli agenti di Polizia Municipale di fregiarsi del grado di maresciallo dopo 10 anni e non più 20 di servizio”.
Oriana Rausa