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Il calcio piange Carletto Mazzone

L’allenatore romano se n’è andato all’età di 86 anni. Sulla panchina giallorossa ottenne la seconda promozione in Serie A e le prime due storiche salvezze

Genuino, focoso, sanguigno, passionale, umano e sportivo. Sono solo alcune delle qualità che il mondo del calcio e dello sport ha sempre riconosciuto a Carlo Mazzone, scomparso oggi all’età di 86 anni. Un uomo entrato nel cuore di tutti i tifosi italiani per la sua schiettezza, la sua spontaneità e per un alto senso di lealtà sportiva.

Tantissimi i club italiani guidati da Mazzone, tanto da detenere il record di panchine in serie A: ben 792 (che diventano 797 se si considerano anche gli spareggi). La sua carriera è indissolubilmente legata anche ai colori giallorossi: non solo quelli della Roma, squadra di cui era tifoso e per la quale lanciò un certo Francesco Totti, ma anche quelli del Lecce.

Carletto è infatti entrato di diritto nella storia dell’Unione Sportiva Lecce. La sua prima panchina in Salento risale al 1987, subentrando a Pietro Santin a partire dalla 29^ giornata del campionato di Serie B, mancando la promozione solo nello spareggio finale contro il Cesena. La festa è però rimandata solo di un anno: nella stagione successiva, infatti, Mazzone conduce il Lecce alla sua seconda promozione nella massima serie, chiudendo il campionato al secondo posto a 49 punti, dietro solo al Bologna (51).

Mazzone, però, sa che deve scrivere altre pagine di storia giallorossa. Il club salentino, infatti, ottiene la sua prima storica salvezza, chiudendo il campionato, dominato dall’Inter di Trapattoni, al 9° posto con 31 punti, che ancora oggi rappresenta il suo miglior risultato finale in Serie A. La stagione 1989/90 è appannaggio del Napoli di Bigon e Carletto Mazzone porta ancora gloria al calcio salentino: il Lecce conquista la sua seconda salvezza in Serie A, chiudendo il campionato al 14° posto con 28 punti, uno in più dell’Udinese prima retrocessa. E’ opportuno ricordare che si tratta degli anni in cui la vittoria portava in dote 2 punti e a retrocedere in Serie B erano 4 formazioni. Dopo queste tre imprese, Mazzone lascia la panchina giallorossa a Zbigniew Boniek, il quale non ottenne purtroppo le stesse fortune.

Carletto Mazzone, come detto, è entrato nella storia del calcio italiano per il suo carattere spesso irruente. Iconica è diventata la sua rabbiosa corsa verso la curva dei tifosi atalantini durante un Brescia-Atalanta (2001) terminato 3-3. Sul 3-1 per i bergamaschi, dopo che la squadra di casa accorciò le distanze, Mazzone si rivolse ai tifosi nerazzurri, che lo stavano prendendo di mira con cori poco edificanti: “Se famo er 3 a 3 vengo sotto ‘a curva”. Detto fatto: al 3-3 realizzato da Roberto Baggio, “Sor Carletto” partì con foga per verso la curva ospite esultando in faccia a coloro che per tutta la gara lo aveva deriso e insultato. Fu fermato a fatica dal vice allenatore e da un dirigente.

A Mazzone va riconosciuto il merito di aver scovato  giocatori che hanno fatto la fortuna del calcio italiano: fu lui, come detto, a lanciare Francesco Totti, a dare fiducia ad Andrea Pirlo e fu forse l’unico a credere ancora in un giocatore del calibro di Roberto Baggio; senza dimenticare la fiducia assegnata a Pep Guardiola, uno degli allenatori più vincenti di sempre, che non ha mai perso occasione di ringraziare Mazzone e rinnovargli una profonda stima.

Con Mazzone se ne va uno dei simboli di un calcio popolare, vicino ai tifosi e lontano dal circuito eccessivamente mediatico e di marketing. E tra i saluti a Carlo Mazzone, infine, quelli dell’Unione Sportiva Lecce: “Ciao Mister, da te abbiamo imparato a fronteggiare tutti senza temere nessuno”.

Alessandro Chizzini

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