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I soliti rifiuti: un incubo da Lecce a Leuca

Almeno finché non saranno completati i nuovi impianti, bisognerà rassegnarsi a convivere con un problema che ormai va ben oltre il bacino Le/2. E che periodicamente riaffiora, tanto da preoccupare anche il Governo nazionale

 

Se i problemi del mare hanno fatto cadere i salentini dalle nuvole, generando preoccupazione nonostante la palese infondatezza di molti allarmi, quelli relativi al fronte-rifiuti, invece, sanno ormai di ordinaria amministrazione, pur essendo, al contrario, ben più reali e documentati.
Ad ogni modo, anche fra giugno e luglio la spazzatura ha fatto capolino sulle strade delle città del Salento, anche se mai prima d’ora il problema era scoppiato in modo così violento ed esteso, tanto meno in estate. Sì, perché questa volta i rifiuti hanno fatto da cornice all’arrivo dei primi turisti, da Lecce a Leuca, passando per Gallipoli e altre marine, in particolare del Capo. A monte c’è, da una parte, la lentezza con la quale si sta realizzando il sistema impiantistico previsto dal Piano Fitto nel 2003, dall’altra il rifiuto di avere discariche, sia pur provvisorie, nel proprio comune; fenomeno, quest’ultimo, diventato ingovernabile e che dopo la chiusura di Nardò (nel 2006) e di Ugento (il 30 giugno scorso) ha lasciato due terzi del territorio senza discariche. A questi due elementi va aggiunto il fatto che anche la gestione ordinaria da parte di Comuni e ditte private non risulta sempre impeccabile.
Così, abituati ad una situazione in cui solo il bacino Lecce 2 -a causa della mancanza di una discarica e del cattivo funzionamento dell’impianto di biostabilizzazione di Poggiardo- era alle prese con periodiche difficoltà, ora invece il caos-spazzatura riguarda un po’ tutta la provincia, da nord a sud. Le soluzioni-tampone non risolvono i problemi, ma restano l’unica via percorribile in attesa che i nuovi impianti vengano ultimati. Quelli di biostabilizzazione di Ugento e Poggiardo saranno pronti, rispettivamente, a settembre di quest’anno e nei primi mesi del 2010. Nei prossimi mesi dovrebbe essere pronta anche la discarica di servizio o soccorso di Corigliano, nel bacino Le/2. Resta aperto, tuttavia, il nodo degli impianti di compostaggio dove smaltire la frazione umida. Ne è stato realizzato uno a Cavallino per il bacino Le/1 (ma non è in funzione per un’incredibile disputa con la ditta che gestisce il Cdr su chi deve costruire il nastro trasportatore); è rimasto fermo alle dichiarazioni d’intenti nel bacino Le/2; non è stato neppure proposto nel terzo Ambito dove, tra l’altro, non si sa quale sarà la futura discarica di servizio o soccorso, comunque necessaria. I termovalorizzatori previsti dal piano Fitto, invece, sono stati cancellati dall’agenda regionale e al momento l’unico inceneritore utilizzabile in tutta la regione resta quello privato di Massafra.
Proprio quest’ultimo elemento avrebbe suscitato la preoccupazione di Bertolaso e del governo nazionale, che monitorano la situazione affinché non si verifichi un Campania bis. Non a caso, durante la campagna elettorale Berlusconi ha affermato che “la situazione rifiuti in Campania è migliore che in Puglia”. Osservazione che, vista in prospettiva, è tutt’altro che campata in aria. Tanto più che a Conversano -dove confluiscono i due terzi della spazzatura salentina- una parte della cittadinanza è in rivolta e nei giorni scorsi si è pure dimesso l’assessore all’ambiente.
In Regione l’opposizione di centrodestra tuona, chiedendo a ripetizione il ritorno del commissariamento straordinario: “Vendola abbia il coraggio di consegnarsi nelle mani del Governo nazionale -ha dichiarato nei giorni scorsi il capogruppo del PdL, Rocco Palese– di ammettere il proprio fallimento anche in questo campo e chiedere nuovamente il commissariamento, almeno per il Salento”. Dal canto suo, l’assessore regionale all’Ecologia, Onofrio Introna, ha respinto le accuse, chiamando anzi in causa le responsabilità dei Comuni: “La dotazione di impianti della Puglia non può ammettere situazioni di emergenza -ha affermato-. Se vengono dati appalti a ditte che non hanno neppure un numero di automezzi sufficienti è l’organizzazione dei servizi, posti in capo ad Ato e Province, a presentare problemi. È evidente -ha aggiunto- che la gestione commissariale, tanto evocata dal consigliere Palese, ha deresponsabilizzato le amministrazioni locali che sono risultate impreparate ad affrontare la gestione ordinaria”.

 

Fabio Bolognino