La data dell’11 febbraio 2013 rimarrà indelebilmente scolpita nella memoria di tutti: durante il concistoro per la canonizzazione dei Beati Martiri, Joseph Ratzinger ha improvvisamente annunciato l’irrevocabile rinuncia al proprio mandato. Ma cosa cambierà dopo il 12 maggio per il culto dei Martiri idruntini?
I Martiri di Otranto saranno proclamati Santi dal successore di Benedetto XVI in piazza San Pietro il 12 maggio prossimo. Siamo quindi al felice epilogo di un iter lungo e travagliato, durato circa 500 anni. Ma perché un percorso così lungo? E cosa cambia nella venerazione dei Martiri idruntini con la loro canonizzazione?
Innanzitutto bisogna rilevare un tempo, nonostante ci fosse la proclamazione papale, bastava la proclamazione del popolo (“santificazione per acclamazione”) per ritenere santi i campioni della fede, perché, come si diceva, “Vox populi vox Dei”, ma in questo caso il culto, in genere, rimaneva ristretto a livello locale (vedi il caso di Sant’Oronzo), a meno che la fama dei miracoli, o degli scritti o del ruolo nella storia della chiesa del candidato alla canonizzazione, non gli dava una risonanza più ampia o universale.
Qualcosa di simile avvenne per i Martiri di Otranto, quando il popolo tutto, ivi compresi papi, vescovi, sovrani, chierici e laici, ritenne santi gli 800 eroi otrantini per lungo tempo di fatto, nell’attesa di una proclamazione ufficiale della loro santità. I Martiri del colle Minerva, i cui cadaveri rimasero insepolti -ma integri e profumati- per ben 13 mesi, furono da subito considerati santi dal popolo perché, inequivocabilmente, avevano dato la vita per Cristo e per non rinnegare la propria fede cristiana. Ne sono prova il culto prestato loro sin da subito e la proclamazione della loro santità in numerosi scritti dell’epoca. Il primo processo canonico informativo si celebrò in Otranto nel 1539 (dunque a quasi 60 anni dall’evento) ed in quel processo istruito alla presenza del vescovo di Scutari Antonio De Beccaris, vicario generale dell’arcivescovo di Otranto Pietro Antonio De Capua, impedito a governare la diocesi a causa della minorità, intervennero diversi testimoni oculari o auricolari dell’eccidio e del martirio.
Ma cosa cambia ora con la canonizzazione nella santità dei Martiri di Otranto? Bisogna distinguere la santità personale da quella canonica. Mentre la santità personale appartiene ai salvati da sempre e non muta, la santità canonica è invece il riconoscimento ufficiale di quella santità, proposta all’imitazione e alla venerazione del popolo di Dio. Questo riconoscimento passa per diverse fasi, fino alla proclamazione vera e propria che si attua in due tempi: a livello locale, mediante la beatificazione, e a livello universale, nella canonizzazione. Il culto dei nostri Martiri con la canonizzazione uscirà dal ristretto ambito locale per assumere i connotati del culto universale. Ad esempio potranno essere dedicate a loro anche parrocchie in diverse parti d’Italia e del mondo, mentre attualmente nessuna parrocchia è loro dedicata, nemmeno nella diocesi di Otranto, se non altari, cappelle e chiesette in ambito ristretto.
Come già fece Paolo VI, che in un messaggio in occasione del primo anno della fede, salutò i martiri di Otranto come corifei della fede, così il nuovo Papa li additerà come fulgido esempio di corale testimonianza di fede. Un messaggio forte, soprattutto per noi salentini, in questo tempo in cui la Christana Civitas sembra ormai essere al tramonto, per cedere il passo alla società post- cristiana.
Don Donato Palma