A distanza di 45 anni dalla scoperta del prezioso sito, lo speleologo Riccardo Rella denuncia l’assenza di un progetto di fruizione attraverso immagini 3D, come da lui proposto nel 1998
Sono trascorsi 45 anni da quando il litorale idruntino, e in particolare la costa di Porto Badisco, ci ha regalato una sensazionale scoperta: la suggestiva Grotta dei Cervi. Si tratta di uno dei complessi neolitici più importanti d’Europa, un vero gioiello ricco di pitture parietali. Solo un gruppo di pochi fortunati -il gruppo di speleologi a cui dobbiamo la magnifica scoperta- ha, però, potuto vivere l’atmosfera suggestiva e ancestrale che solo una cornice così antica sa regalare. La Grotta dei Cervi, infatti, non è accessibile al pubblico e questo non dovrebbe essere un sacrificio vano, se si pensa che solo in questo modo si può recuperare il naturale microclima del luogo.
Questo però non esclude una responsabile fruizione della grotta, secondo un’idea di Riccardo Rella, presidente di Speleotrekking Salento. La proposta, che risale al 1998, assicura il rispetto del contesto naturale, senza però disattendere i desideri di tutti coloro che vogliono finalmente godere di questa località. “La mia idea-progetto -afferma Rella- prevede l’impiego della tecnologia che consente di riprodurre immagini tridimensionali (c.d. RV3D) e risulta essere al momento l’unica via in grado di risolvere e superare, nel migliore dei modi, ogni difficoltà nel massimo rispetto per ogni cosa. Potrebbe essere una grandissima occasione per lo sviluppo ecosostenibile e per un turismo destagionalizzato -conclude lo speleologo-. Basterebbe, infatti, filmare una volta sola l’interno e le pitture e proiettando le immagini all’esterno su maxischermo”.
Il progetto, pertanto, si inserisce nell’ambito di un più complesso itinerario preistorico, da percorrere esclusivamente a piedi, con l’obiettivo di non alterare il contesto naturale circostante. Se da un lato, dunque, si cerca di arrecare il minor danno possibile ai pittogrammi, dall’altro non ci sarebbe allo stato attuale alcun elemento allarmante: il degrado della grotta, com’è stato notato, è, infatti, riconducibile solo all’azione del tempo, non agli eventi sismici che si sono verificati in passato nel territorio salentino, né all’azione dell’uomo. I danni, semmai, potrebbero essere causati, in futuro, dall’eventuale traffico di mezzi pesanti sulla strada che costeggia il litorale.
Federica Miggiano