L’Amministrazione comunale di Nardò e la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Lecce si sono mobilitati per scongiurare il cedimento dell’edificio
Quello lanciato nei giorni scorsi dal dottor Marcello Gaballo, ispettore onorario per i monumenti del Comune, non è stato un semplice appello, ma un vero e proprio grido d’allarme. L’edificio, risalente alle seconda metà del XVI secolo, corre un pericolo enorme: La sua struttura, già corrosa dagli elementi atmosferici nel corso della sua secolare storia, è stata ulteriormente minata dalle piogge abbondanti di questi mesi. Se non si interviene, dunque, uno dei pochissimi esemplari italiani di torre costiera a pianta quadrata della serie di Nardò rischierà di diventare soltanto un ricordo.
Questa torre, anticamente denominata Scianuri, fu iniziata in località San Giorgio, in corrispondenza del porto omonimo, negli ultimi mesi del 1567, ma i lavori restarono fermi per oltre un anno a causa delle difficoltà finanziarie della competente municipalità di Copertino. Dalle testimonianze archivistiche risulta che l’edificio venne completato già nel 1570. Sei anni dopo venne dotato di scale e furono completati gli infissi, registrandosi ulteriori spese sostenute ancora dai copertinesi, per retribuire una pattuglia di cavallari di stanza presso questo forte. Nel 1640, infine, la torre venne dotata della scala esterna in pietra. Da allora la sua struttura architettonica è rimasta pressoché immutata, salvo essere vittima dell’azione del tempo che ha già provocato la frattura del coronamento superiore sinistro, della cortina muraria superiore e della merlatura, oltre al dissesto della scalinata lapidea e della finestra. Il crollo dunque non è un ipotesi così remota. Proprio per questo è necessario agire prontamente. È questo il senso ultimo dell’appello rivolto da Gaballo alle autorità cittadine, provinciali, regionali e allo stesso ministro dei Beni e Attività Culturali.
Fortunatamente questa petizione non è caduta nel vuoto. La Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Lecce e l’Assessorato all’Urbanistica si sono immediatamente mobilitati affidando all’impresa Edilgamma di Lecce le operazioni di recupero e messa in sicurezza dell’edificio, i cui lavori partiranno già dal 14 luglio. Secondo le intenzioni dello stesso assessore all’urbanistica, Mino Natalizio, è ferma intenzione del Comune di Nardò “drenare gli opportuni finanziamenti per rendere fruibili ai fini turistici le torri Squillace, S. Isidoro e dell’Alto al fine di creare un vero e proprio sistema di torri costiere. Le tre storiche testimonianze, infatti, rappresentano il fulcro vitale dell’area parco di Portoselvaggio e dell’area marina protetta di Porto Cesareo-Nardò e possono rappresentare un importante elemento di attrazione turistica, oltre ad avere un alto valore funzionale”.
Da quei lontani giorni del 1567 ad oggi, Torre Squillace ha vigilato su uno dei tratti di costa più affascinanti del nostro Salento. Nel corso di quasi 500 anni di vita ha spesso visto mutare il proprio destino passando da torre d’avvistamento a prigione, da sede delle guardie doganali a postazione d’artiglieria nel corso della seconda guerra mondiale. Una nuova fase vitale sembra dunque attendere questo poderoso presidio spagnolo: un nuovo futuro per una delle più antiche ed affascinante testimonianze della storia locale.
Alessio Palumbo