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Flc-Cgil: “Troppe ingerenze nel lavoro degli insegnanti”

La segretaria provinciale Ivana Aramini punta il dito contro i genitori iperprotettivi e i dirigenti scolastici, preoccupati che il prestigio dei loro istituti possa essere minacciato dalla riduzione delle classi (e dei relativi finanziamenti pubblici)

 

La recente sentenza del Giudice del lavoro di Lecce ha riconosciuto il buon operato del docente, ma soprattutto ha segnato un percorso nuovo nella Giurisprudenza, ha creato un precedente a favore di quegli insegnanti che si ritengono in qualche modo “vessati” dal sistema scolastico. Non è un caso singolo, certo non è un fenomeno allarmante. Ma esiste in Italia, quindi in Puglia e in Salento. “Il dirigente scolastico nel caso specifico ha sbagliato -afferma Ivana Aramini, segretaria provinciale Flc-Cgil-, c’è stata ingerenza in quella che è la normale attività di un professore, ne ha leso la professionalità. Spetta solo al docente decidere i voti da assegnare agli studenti. Il Giudice del lavoro ha fatto bene ad assolvere l’insegnante perché qui il comportamento scorretto è stato quello del dirigente scolastico”. 

Usa toni sicuri e netti la segretaria della Federazione Lavoratori della Conoscenza che individua subito le cause principali alla base del disagio: la crisi demografica e la paura per l’eventuale riduzione delle classi con il conseguente calo di finanziamenti pubblici. Sono questi gli ostacoli da fronteggiare per gli insegnanti che, per certi versi, indossano l’armatura del moderno cavaliere errante per combattere le proprie personali battaglie in nome della giustizia e della meritocrazia. “È innegabile che ci siano questi problemi -riconosce la segretaria-. Sicuramente il calo demografico che si è registrato nel corso degli ultimi decenni ha inciso molto, come molto incide la paura per una possibile riduzione delle classi che in qualche modo contribuisce al declassamento in termini di importanza della scuola”. 

Questo fa sì che i dirigenti siano quotidianamente impegnati su un fronte principalmente computistico, di calcolo, per tenere a bada i numeri del proprio istituto. Non solo dal punto di vista della tenuta economica-finanziaria, ma proprio per quel che concerne il numero di ragazzi e ragazze che frequentano la propria scuola. Motivo per cui sale la quantità di insegnanti che sono costretti a subire pressioni per garantire la sufficienza dei voti al maggior numero di alunni. Senza trascurare il nodo legato al ruolo dei genitori, sempre più invadenti, meno rispettosi dei ruoli: “I genitori? Fanno la loro parte in tutto questo contesto -confida la dottoressa Aramini-. Spesso fanno la fila dai dirigenti i quali devono essere bravi ad imporsi e a mettere davanti a tutto i valori educativi e formativi, altrimenti non fanno il loro dovere. Il docente non è del tutto isolato in questo sistema, fortunatamente i casi sono rari e molto spesso si riesce a superare l’impasse senza arrivare alle vie legali. Nonostante ciò, si può dire che la problematica è avvertita. Di sicuro non ci sono state denunce così forti come quella del docente che insegnava a Casarano, ma al nostro sindacato ogni tanto arrivano segnalazioni di disagi e malcontenti per le pressioni che da insegnanti devono tollerare nell’esercizio della loro professione”. 

 

Più diplomati con 100 al Sud, ma le modalità di valutazione sono differenti

 

Quando si parla di dati relativi alla scuola si sale spesso su un’altalena che va ora da un lato, ora da quello opposto. Prendiamo ad esempio la questione, per certi versi annosa, del boom di 100 che vedono premiare gli studenti del Sud Italia, nonostante i risultati dell’Ocse, così come le prove Invalsi, spesso diano un quadro della situazione diametralmente opposto. Così se in Puglia i diplomati con lode nel 2016 sono 934 e in Campania 713, in Lombardia sono 300 e in Piemonte appena 225. Un divario piuttosto netto che sovente solleva il problema delle modalità di valutazione degli studenti nelle scuole italiane, con una netta distinzione tra Nord e Sud. 

E mentre la politica si affanna a cercare parametri omogenei di valutazione, c’è chi invece riconosce come molte volte sia impossibile andare oltre la soggettività del giudizio: “Il gap non è attribuibile a un difetto del singolo istituto, quanto a un sistema scuola davvero pessimo, che si ripercuote anche nell’istruzione universitaria, dove ormai non si boccia più”. Dichiarazioni pesanti, quelle rilasciate a “Il Fatto Quotidiano” dal presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Antonio Marziale. Ma che lo sguardo non si debba concentrare solo sui voti, ma sulle falle di un intero sistema scolastico lo sottolinea anche il sociologo Domenico De Masi: “È evidente che la classifica dei voti delle regioni non rispecchia la realtà, altrimenti il Sud eccellerebbe in tutto e così non è: il primo divario per le regioni meridionali è quello tra i voti alla maturità e quelli che dà la vita, e tutte le classifiche sulla qualità della vita fotografano una realtà favorevole per le aree del Settentrione”. 

 

In Puglia la matematica non è mai un’opinione

 

Che la matematica sia solitamente uno scoglio non agevole per la gran parte degli studenti è cosa abbastanza risaputa. A parlare ancora più chiaro sono i risultati dell’indagine OCSE PISA 2012 che inchiodano l’Italia e la Puglia abbondantemente sotto la media degli altri Paesi europei. Nello specifico l’indagine rileva in che misura gli studenti prossimi alla fine del percorso d’istruzione/formazione obbligatoria hanno acquisito competenze essenziali “per una piena partecipazione alla vita civile nella società moderna”. La rilevazione si concentra sui seguenti aspetti: lettura, matematica, scienze e problem solving.  Nonostante l’OCSE PISA non sia in grado di individuare le relazioni di causa-effetto alla base delle differenti performance, quello che invece si può ipotizzare è l’incidenza degli interventi a livello regionale in termini di influenza sui risultati conseguiti dagli alunni pugliesi. 

La matematica è il dominio principale d’indagine di PISA 2012, mentre lettura e scienze sono domini secondari. Ma cosa si intende qui per matematica? Il rapporto la definisce come “la capacità di un individuo di utilizzare e interpretare la matematica e di darne rappresentazione mediante formule, in una varietà di contesti. Tale competenza comprende la capacità di ragionare in modo matematico e di utilizzare concetti, procedure, dati e strumenti di carattere matematico per descrivere, spiegare e prevedere fenomeni. Aiuta gli individui a riconoscere il ruolo che la matematica gioca nel mondo, a operare valutazioni e a prendere decisioni fondate che consentano loro di essere cittadini impegnati, riflessivi e con un ruolo costruttivo”. 

La media italiana, con un punteggio di 485, risulta sensibilmente al di sotto della media OCSE che si attesta su un valore di 494. Per quel che riguarda la Puglia, invece, la performance è ancora più bassa della media italiana, dal momento che si è raggiunto il punteggio di 478. Consoli il fatto, tuttavia, che rispetto a tutto il Mezzogiorno d’Italia, la performance pugliese è la migliore, conquistando il primo posto tra le otto Regioni prese in considerazione. Vanno meglio le cose, invece, per quel che concerne la lettura. La Puglia, infatti, con il punteggio di 493 risulta in linea non solo con la media nazionale, ma anche con quella OCSE, oltre a essere l’unica regione a conseguire un punteggio statisticamente superiore al dato complessivo dell’area PON che comprende Calabria, Sicilia e Campania. 

 

Alessio Quarta