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Fiat-Cnh, primi passi avanti verso il rilancio dello stabilimento

La casa madre, per voce dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, ha annunciato un nuovo piano di consolidamento per l’azienda di Lecce-Surbo, grazie alla produzione della nuova Terna, una innovativa macchina per lavori stradali

 

Tirano un sospiro di sollievo gli operai della Fiat-Cnh di Lecce-Surbo. Spiragli di ottimismo negli stabilimenti legati indissolubilmente con la casa madre Fiat di Torino. L’azienda, che produce macchine per il movimento terra per il momento non chiuderà, almeno questo è quello che ha dichiarato l’amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne. A subire le conseguenze di questa decisione e delle scelte aziendali in materia di esuberi è lo stabilimento di Imola, con la chiusura dell’impianto e il consolidamento della sede salentina. Dunque, cauto ottimismo per quanto riguarda questo momento difficile del settore.
I tre stabilimenti di Imola, Lecce e Torino hanno bloccato la produzione già da qualche tempo, produzione che era diventata troppo esosa per un settore che non riesce a stare al passo con una crisi che stava diventando ogni giorno sempre più difficile. Da qui la decisione di Marchionne di chiudere lo stabilimento di Imola dove vi lavorano 400 dipendenti. La Fiat ha spiegato che tutti gli stabilimenti italiani della Cnh hanno un livello di saturazione molto basso e che i volumi di mercato nel biennio 2010-2012 saranno circa la metà di quelli del 2006-2007. L’operazione di razionalizzazione lascerà comunque invariata la presenza in Italia. La decisione di chiudere il sito di Imola -è stato comunicato ai sindacati dai vertici dell’azienda- è dovuta al fatto che i suoi prodotti, montaggi e verniciature di terne, sono trasferibili a differenza di quelli degli altri due stabilimenti di Lecce e Torino.
Presso gli stabilimenti della Cnh, di proprietà della New Holland, azienda controllata Fiat, partirà a breve la produzione della “Terna”, una nuovissima macchina per lavori stradali. Proprio a Lecce si progetterà e si produrrà questo nuovo gioiellino per il movimento terra, del quale l’azienda ha in produrre di produrre almeno mille nuovi esemplari. Cautela anche da parte dei sindacati di categoria i quali hanno dichiarato sulla ventilata ipotesi di eventuali licenziamenti anche a Lecce: “Se sono quelli che andranno in pensione è un conto; comunque ci sarà da stare attenti e da vigilare perché due anni sono lunghi. Non vorremmo che quel che accade oggi a Imola possa accadere a Lecce fra tre o quattro anni”. Da Torino fanno sapere di aver richiesto il ricorso alla mobilità per quei dipendenti che da qui a 4 anni andranno in pensione: nello stabilimento leccese la questione riguarda circa il 10% del personale, cioè più o meno 70 dipendenti. La mobilità sarà incentivata e volontaria.
Intanto, altre aziende nella provincia dipendono direttamente dalla produzione Fiat, soprattutto quelle relative alla realizzazione di radiatori o altre parti di costituzione della “Grande Punto”. Analizzando i dati dello scorso anno riguardanti il settore non sono certamente confortanti. Nel 2008, le esportazioni sono diminuite di circa il 6%, per un totale di 2,8 miliardi di euro, e dovrebbero subire un calo ancora superiore nell’anno in corso. Ciò nonostante, confermando la vocazione all’export del settore, si è riusciti a fatturare ancora oltre il 63% della produzione sui principali mercati di sbocco. Le importazioni hanno registrato un calo del 16% nel 2008 e ci si attende una flessione leggermente più contenuta nel 2009. Nel 2008, la produzione italiana di macchine e componenti per il movimento terra ha subito una contrazione rispetto all’anno precedente chiudendo a 4,4 miliardi di euro. In assenza di interventi strutturali e tempestivi, l’anno in corso potrebbe risultare ancora peggiore con un’ulteriore flessione a due cifre percentuali.
Riguardo alle varie linee di prodotto, le macchine tradizionali (apripista, motolivellatrici, escavatori e pale) flettono del 22%, le terne del 26% e anche le macchine di piccole dimensioni -miniescavatori, minipale compatte e minipale compatte cingolate- registrano un -24%. Nel 2008, il mercato mondiale è stato connotato da un andamento negativo generalizzato con una flessione dell’10% cui dovrebbe aggiungersi nel 2009 un ulteriore -15%. Da questi dati arriva la preoccupazione dei vertici Fiat, preoccupati di salvare almeno il salvabile.

 

Carla Falcone