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Ex Saspi, l’accusa è di inquinamento ambientale

Sono cinque gli amministratori dell’ex inceneritore indagati dalla Procura di Lecce per diversi reati legati alle mancate bonifiche del sito, da tutti considerato una “bomba ecologica”

 

Nell’estate 2007, sulle pagine de “L’impaziente”, Michele Frascaro pubblicò un’inchiesta dal titolo “1967-2007: licenza di uccidere” che aveva come protagonista l’ex inceneritore alle porte di Lecce. Quell’inchiesta risalente a 6 anni fa, che portava la firma di un giornalista noto per la sua integrità professionale e a cui è dedicato un premio per il giornalismo d’inchiesta, sembra quasi profetica di quanto sta avvenendo in questi giorni in cui la il procuratore aggiunto di Lecce Ennio Cillo (che da ha ereditato il fascicolo assegnato in un primo momento al sostituto Donatina Buffelli) vuole vederci chiaro su quella che sembra avere a tutti gli effetti le caratteristiche di una “bomba ecologica”, peraltro mai disinnescata.

Intanto sono in cinque gli ex amministratori indagati per i reati di gettito pericoloso di cose, danneggiamento, omessa bonifica e avvelenamento colposo della falda acquifera sottostante. Ed è proprio la questione delle bonifiche mai effettuate il punto centrale dell’inchiesta che ora è affidata ai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce e ai consulenti nominati dalla Procura, il chimico Mauro Sanna e il geologo Caterina Carocci, i quali dovranno verificare l’eventuale inquinamento del suolo e della falda acquifera. 

A fare partire l’inchiesta è stato l’esposto di un proprietario di un terreno limitrofo, che ha ipotizzato la contaminazione dell’area, facendo sì che gli inquirenti iniziassero ad indagare su quello che contiene il sottosuolo e anche sulle eventuali responsabilità dell’Amministrazione comunale, partendo dalla verifica delle responsabilità dei cinque indagati. 

L’ex inceneritore per anni ha bruciato i rifiuti della città di Lecce, poi è stato dismesso ed è diventato, di fatto, una discarica a cielo aperto dove era possibile trovare qualunque genere di materiale pericoloso. Nel 2012 il Comune di Lecce, proprietario dell’immobile, è riuscito a mettere in sicurezza l’edificio, impedendo l’accesso incontrollato e lo sversamento di rifiuti all’interno. L’esterno, invece, è una vera e propria discarica: in particolare, a poca distanza dall’inceneritore si trova una collinetta alta alcuni metri che conterrebbe circa 100mila tonnellate di materiali pericolosi, comprese ceneri di cui si ignora composizione e provenienza.