I dati sull’occupazione sono tutt’altro che confortanti: crisi in molti settori nel Salento, con l’ultima vertenza in ordine di tempo allo scalo ferroviario in prossimità del capoluogo
Giovani e lavoro: il binomio, in generale, appare difficile ma in Puglia, secondo i dati pubblicati dall’Istat (l’Istituto Nazionale di Statistica), la situazione è persino peggiore, con un tasso elevato di disoccupazione giovanile. A fronte, infatti, del dato nazionale stimato al 28,6%, la disoccupazione giovanile pugliese, nel mese di marzo, ha toccato un indice del 34,6% (per la fascia anagrafica dai 15-24 anni), con un aumento dell’0,3% rispetto a febbraio e dell’1,3% se paragonato all’anno precedente. Peggio della Puglia, fanno, però, le altre regioni del Sud come Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia. Ma è una magra consolazione.
Sul territorio del Grande Salento, un primato negativo relativo all’indice occupazionale più basso fra gli under 25 (14,2%) spetta (ma anche qui c’è poco da festeggiare) a Lecce. In cerca di occupazione, in Puglia, invece, ci sono 46mila ragazzi fra 15 e 24 anni e 145mila oltre i 25 anni. Dinanzi alle cifre, i sindacati non sorridono, neanche con la messa in campo da parte della giunta pugliese di un Piano per l’occupazione piuttosto ambizioso, con 340 milioni di euro di risorse su 6 linee e 43 interventi rivolti a circa 52mila potenziali destinatari. Il metodo dettato dalla Regione è quello del partenariato, con l’integrazione dei “patti etici”, delle borse di studio, delle politiche di inclusione giovanile già imbastite nel passato. Tuttavia, qualche problema si è registrato con le immediate polemiche intercorse coi sindacati, risolte con una cabina di regia che si occupi delle prime misure operative.
Del resto, su tutto il territorio regionale le questione aperte sono numerose e nel nostro territorio le vertenze continuino a moltiplicarsi. L’ultimo caso scoppiato in ordine di tempo è quello che vede protagonisti alcuni lavoratori addetti alla “micro manutenzione” ferroviaria del Consorzio Kalos, in servizio allo scalo di Surbo (nella foto), che dal 29 aprile si sono visti comunicare dalle Ferrovie dello Stato la sospensione, a partire dal giorno dopo, della propria attività. Alla base di questa svolta improvvisa ci sarebbero le peripezie giudiziarie che hanno investito gli imprenditori della società controllata “New Labor”: Fs non ha inteso, al momento, integrare un gruppo di dipendenti, rimasti senza copertura societaria. I lavoratori investiti dalla nuova incertezza occupazionale sono 25, 15 dei quali addetti alla “micro manutenzione” a terra presso lo scalo di Surbo, ed altri 10 direttamente operativi per la pulizia e la funzionalità dei vagoni sui treni a media e lunga percorrenza.
Domenico Conte, segretario provinciale della Filt (Federazione Italiana Lavoratori Trasporti) della Cgil Lecce, ritiene “sconcertante” questa improvvisa evoluzione dettata da Fs: “Quello che a noi interessa è che siano tutelati i lavoratori che sono estranei ad altre vicende e che hanno a carico famiglie monoreddito. In tal senso, come sindacato, siamo pronti a difendere i loro diritti con tutti gli strumenti a nostra disposizione”. Al momento, i lavoratori addetti alla “micro manutenzione” a terra hanno realizzato un presidio presso lo scalo di Surbo.
La Cgil ha chiesto che si realizzi un tavolo d’intervento istituzionale presso la Prefettura, affinché in tempi brevissimi si possa sanare la posizione dei lavoratori, che, al momento, non conoscono il proprio futuro: “Attendiamo delle risposte decisive entro giovedì -dichiarano i lavoratori-, dopo di che decideremo il nostro ulteriore intervento”.
Mauro Bortone