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Donne in prima linea contro la violenza

Ottimo bilancio per l’attività svolta dal Centro Antiviolenza “Renata Fonte” nel corso del 2016, nonostante la sede di via Santa Maria del Paradiso sia sempre più precaria 
 
“Donne, denunciate e chiedete aiuto!”, afferma una donna vittima di violenze da parte di un uomo, nell’ambito della conferenza stampa in merito alle attività svolte dal Centro Antiviolenza “Renata Fonte” nell’anno che si sta per concludere. “Tutti erano contro di me -continua- la mia famiglia, mia madre. Grazie ad un assistente sociale ho conosciuto il Centro. Ho rischiato la vita ma ora l’ho guadagnata. Ero disoccupata, ma adesso ho trovato lavoro. Sono una donna, ma soprattutto una madre. Grazie al Centro io e le mie principesse siamo felici. Quest’anno sotto l’albero ci sarà il regalo più importante: la nostra vita”. 
“Sarà un Natale più bello per diverse donne”, afferma Maria Luisa Toto (a destra nella foto), presidentessa del Centro Antiviolenza di Lecce, che dopo 18 anni di attività ininterrotta è diventato un punto di riferimento. E i risultati si vedono: nel 2016 si contano 251 accessi, 170 consulenze legali, 230 sostegni psicologici, 28 donne accompagnate presso strutture ospedaliere, 61 testimonianze presso gli uffici delle Forze dell’ordine. “Questi sono numeri che testimoniano come qualcosa stia cambiando -dichiara la Toto- le istituzioni non sono quelle di 18 anni fa e noi non abbiamo mai abbassato i toni. Bisogna continuare a parlare di discriminazione di genere, ossia un atteggiamento culturale sedimentato nei secoli, per cui la donna deve sottomettersi all’uomo. Le strutture pubbliche non bastano alle vittime, è necessario l’associazionismo privato e di genere, dove all’interno si forniscono servizi completi di assistenza psicologica, legale e umana”. 
“Ero sola ed isolata”, confessa una seconda donna che è stata vittima di violenze ed aiutata dalle operatrici del Centro leccese. “Mi sentivo in colpa -aggiunge- oggi vivo più serenamente perché riesco a vedere il Sole dietro le nuvole”. È stato esaminato il problema della “ri-vittimizzazione” che spesso nasce nelle aule di tribunale. Se non ci si pone in determinati modi la donna può sentirsi vittima una seconda volta. 
Il Centro Antiviolenza sostanzialmente supplisce i limiti delle istituzioni garantendo: servizio di accoglienza telefonica, consulenza legale e psicologica, sostegno nei procedimenti legali. Ahinoi, com’è stato precedentemente affrontato nelle pagine del nostro periodico, il Centro ha subito negli ultimi mesi un decurtamento degli spazi da parte del Comune rendendo così difficoltoso lo svolgimento delle attività. Se prima si poteva usufruire di due stanze presso la sede in via Santa Maria del Paradiso, ad oggi è possibile utilizzare solo l’ingresso e l’antibagno. Il fenomeno della violenza sulle donne può essere affrontato solo se si fa quadrato, a partire dalle Istituzioni. Com’è possibile garantire riservatezza e efficienza queste condizioni?
 

Gian Piero Personè