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Diagnosi tumorali, Sparkle avvia la produzione di farmaci ad hoc

Via libera dall’Agenzia Italiana del Farmaco, ma l’azienda è nel mirino della Magistratura per via dei fondi ottenuti dalla Regione Puglia 

 

L’azienda marchigiana Sparkle si occuperà nella sua sede casaranese della produzione di Fdg (Fluoro desossiglucosio), sostanza in grado di diagnosticare la presenza di cellule tumorali nell’organismo: ad annunciarlo è l’Agenzia Italiana del Farmaco. “Dopo averlo presentato alla comunità scientifica nazionale e internazionale -afferma Gian Luca Valentini, responsabile scientifico del progetto- siamo oggi nelle condizioni di avviare la produzione grazie all’autorizzazione dell’Aifa. Un’autorizzazione che sancisce e conferma la rilevanza della nostra ricerca e l’accuratezza delle procedure messe in atto”. Si tratta di una notizia rilevante per la Puglia dal momento che l’Fdg è un prodotto già utilizzato negli ospedali per la diagnostica e dunque diventa importante averne in loco la produzione. La stessa cosa accadrà con il Rame64, farmaco capace di “dialogare” con il Dna all’interno della cellula. 

Tuttavia, una tegola giudiziaria si abbatte sulla vicenda. Nei giorni scorsi infatti la Guardia di Finanza è tornata negli uffici dell’azienda: il pm Massimiliano Carducci del pool reati economici ha infatti delegato la Polizia tributaria ad acquisire nella sede legale una serie di documenti per far luce sull’iter che ha portato all’ottenimento di finanziamento a fondo perduto della Regione Puglia, ottenuto nell’ambito del Pit9, di oltre 4 milioni di euro. L’accusa ipotizzata è di aver procurato alla Sparkle ingiusto profitto, inducendo in errore la Regione Puglia mediante artifici e raggiri, falso ideologico aggravato e abuso d’ufficio. 

Eppure è passato poco più di un anno (dicembre 2013) da quando l’azienda e il “suo” farmaco Rame64 furono al centro della giornata scientifica dedicata alla cosiddetta “Medicina diapeutica”, settore della medicina oncologica in cui si descrive la fusione tra diagnosi e terapia grazie ai radiofarmaci. In quell’occasione, alla presenza delle università di Catanzaro e Firenze e di personalità scientifiche di ospedali e istituti di Bergamo, Napoli, Pescara e Milano, fu presentato alla comunità scientifica il progetto, targato Sparkle, di eseguire terapie mirate e precoci su tutta l’estensione del tumore. Con l’avvio della produzione sembra che ora si entri nel vivo del progetto. Ma la vicenda ora si snoda inevitabilmente su un doppio binario: da una parte la magistratura leccese che prova a far luce sui finanziamenti ottenuti, dall’altra l’azienda che annuncia scoperte e nuove frontiere in ambito sanitario.

 

Stefano Manca