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Dalla Regione “no” alla condotta sottomarina

Viale Capruzzi agevola gli impianti di Nardò, Porto Cesareo e Otranto, a danno del litorale gallipolino, e il Comune si affida al Tar. Buone notizie, invece, per Torre San Giovanni 
 
Ambiente, cultura e paesaggio di nuovo in primo piano. La “Città bella” torna infatti alla carica per via dell’ennesima minaccia ambientale che incombe sul proprio territorio. Anzi, sulle proprie acque. È di questi giorni infatti la notizia che la Regione Puglia ha deciso di realizzare la condotta sottomarina del depuratore di Porto Cesareo e Nardò, tralasciando invece “la questione Gallipoli”, riguardante fitodepurazione e finanziamenti legati alla tutela ambientale. 
Il Comune decide perciò, per la seconda volta nel giro di pochi mesi, di rivolgersi al Tar per avversare la disposizione regionale che finanzierebbe con 23 milioni di euro (a questo punto il condizionale è d’obbligo) la condotta sottomarina di Nardò. Si tratta di una delibera emessa dalla giunta pugliese lo scorso 22 febbraio, dinanzi alla quale il comune ionico, rappresentato dal legale Bartolo Ravenna, predispone un primo ricorso ed una richiesta di risarcimento danni. La condotta sottomarina a Nardò minaccerebbe seriamente il litorale nord di Torre Sabea, con nefaste ripercussioni anche per l’economia della “Città bella”. 
Da circa 10 anni il litorale gallipolino subisce una sostanziale empasse  per quanto riguarda la questione degli impianti di depurazione. Il Comune ha così deciso di reiterare il ricorso al Tar e, avvalendosi dello stesso legale, chiede ora un risarcimento danni per l’inerzia nella mancata realizzazione di una condotta sul litorale nord di Gallipoli e l’annullamento della delibera con cui la Regione ha ammesso i finanziamenti per le condotte di Nardò, Porto Cesareo e Otranto. La questione rimane dunque apertissima. 
Clima sereno invece la situazione “sulla terraferma”: qui, grazie ad un bando in scadenza il prossimo 28 novembre, le imprese potranno aggiudicarsi i lavori per il restauro di Torre San Giovanni. L’avamposto costiero, infatti, eretto nel XVI secolo allo scopo di avvistare i saraceni e preservare la città da furti e saccheggi, sarà oggetto di un intervento che lo trasformerà in un centro museale e didattico. La Torre, va ricordato, attualmente non è in cattivo stato, visti i diversi interventi conservativi che negli anni ha subìto. I protagonisti istituzionali dell’iniziativa anche in questo caso sono Comune e Regione. Il bando di viale Capruzzi prevede infatti un finanziamento per il “Recupero di manufatti edilizi esistenti da destinare alla fruizione e alla ospitalità diffusa”. 
Il progetto ha un costo complessivo di 350mila euro, somma che sarà in parte coperta dal Comune, che ha messo “sul piatto” un cofinanziamento pari a 18mila euro. Un impegno non affatto scontato, vista la situazione economica in cui versano gli enti locali italiani. Quella in oggetto è un’area di straordinario interesse comunitario: un museo naturalistico e un centro di documentazione rappresentano quindi la giusta ricetta per il rilancio del territorio. Anche sul piano tecnico-burocratico il dialogo tra enti sta funzionando. Almeno su Torre San Giovanni, quindi, la liaison Comune-Regione sembra fatta. 
 
Stefano Manca