Cerca

Da Italia Nostra un appello alla tutela del nostro patrimonio storico

Per Marcello Seclì i reperti megalitici del nostro territorio sono minacciati costantemente sia dall’incapacità di comprenderne il valore, sia dagli scarsi mezzi a disposizione delle istituzioni
 
Pur nei dubbi sulla natura del manufatto, che le parti chiamate in causa definiscono in modo diverso, rimane un fondo di rammarico giacché il piccolo monumento, ormai noto come “dolmen Santa Barbara”, sarebbe potuto essere spunto di nuovi studi e di nuove ricerche. E chissà forse avrebbe rivelato qualche risvolto in più sulla sua storia. Del resto già l’architetto e storico casaranese Pino de Nuzzo gli aveva attribuito dignità, recensendolo per anni nel suo sito web. 
In merito alla vicenda del presunto dolmen Santa Barbara -e sul vortice di interrogativi che ha sollevato la sua distruzione- è intervenuto anche il presidente della sezione Sud Salento di Italia Nostra, Marcello Seclì (nella foto), il quale ha individuato una problematica più generale che scavalca il fatto stesso e investe la coscienza di ciascuno da un lato, e questioni di ordine legislativo dall’altro. Infatti spesso le evidenze storico-archeologiche, nelle loro varie manifestazioni, sono costantemente minacciate da vari pericoli, primo tra tutti la percezione di “ingombro” che a volte se ne ha, per mere questioni legate al riassetto degli spazi. Si è così portati per comodo a sminuire la loro valenza culturale. 
Secondo Marcello Seclì, oltre all’incapacità di comprendere il valore dei paesaggi si unisce la problematica degli strumenti predisposti dal sistema legislativo e della loro applicazione, che in questo caso non ci sono, essendo il dolmen -apparentemente- non censito ufficialmente dalla Soprintendenza, ma anche laddove ci fossero stati non sarebbero risultati sufficienti a vigilarne l’incolumità: è necessario infatti un monitoraggio costante, che per ovvie ragioni di risorse umane e finanziarie non è attualmente possibile. Il Ministero dei Beni Culturali non è sufficientemente supportato dal punto di vista economico, quindi il patrimonio di cui questo territorio gode il più delle volte continua a rimanere alla mercé di chiunque. 
Come sottolinea il presidente di Italia Nostra, è fondamentale comprendere se la tendenza deve essere quella di attenersi alle bibliografie o di volta in volta recarsi sui luoghi e rilevare le testimonianze segnalate, per sottoporle ad analisi di studio più approfondite, monitorarne lo stato di salute e così via. In questo caso, la ricostruzione del dolmen di Santa Barbara, potrebbe essere un’alternativa valida all’oblio definitivo. La soluzione, secondo Marcello Seclì, è quella di invertire il paradigma dello sviluppo e ripensare se sia più proficuo tutelare l’esistente ottimizzando i beni già presenti sul territorio o indirizzare le risorse su infrastrutture compatibili con la paesaggistica. 
 
(M.M.B.)