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Copersalento, il dato è tratto

 

L’Arpa ha reso noti i risultati dei prelievi effettuati presso l’opificio magliese. Sforamenti di pochi decimali che potrebbero essere sufficienti a impedire all’azienda di riprendere l’attività

 

Alla fine i prelievi sono arrivati. L’Arpa regionale ha diffuso in data 9 luglio i risultati dei campioni effettuati presso lo stabilimento della Copersalento. Ma come nella migliore tradizione della burocrazia italiana le cose invece di semplificarsi si sono ulteriormente ingarbugliate. Il problema nasce dall’interpretazione che ai dati viene data dalle parti.
L’Arpa parla di linee guida che saranno pubblicate a breve dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e questo secondo l’azienda è una forzatura in quanto non è possibile utilizzare oggi paletti che saranno in vigore domani. I dati nelle tre emissioni, secondo il documento che in modo analitico spiega il calcolo effettuato, parla di 0,1426 ng per il prelievo del 26 giugno, di 0,1198 ng per quello del 27 giugno e di 0,1017 ng per l’ultimo, quello del 29 giugno scorso. Decimali che per l’Agenzia regionale sono sufficienti per indicare il superamento del limite: “Pur utilizzando l’approccio più cautelativo richiesto dalla società Copersalento consistente nel porre la guard band pari al limite superiore del coefficiente di variazione come da norma Uni, i tre campioni risultano non conformi ai valore di legge di 0,1 nanogrammi”.
Per l’azienda invece sono decimali  che hanno un valore pressoché nullo per un motivo di semplice arrotondamento: se il valore limite, secondo la legge, è espresso con la prima cifra decimale così deve accadere per i valori recuperati dalle analisi. Nel terzo caso inoltre la percentuale di diossina è infinitesimale, dimostrazione secondo l’opificio di una tendenza al miglioramento tipico del regime raggiunto dalle macchine. Queste diverse valutazioni dovrebbero essere discusse attorno ad un nuovo tavolo tecnico che la Provincia dovrebbe convocare ma che ancora è lontano dall’essere anche solo immaginato. Colpa dei tempi della politica che in questa fase ha tasselli più importanti da far combaciare a cominciare dall’assessorato ambientale che dovrebbe gestire le novità del caso. Intanto, col passare del tempo, 36 famiglie rischiano di vedere prorogata di altri tre mesi la cassa integrazione senza che vi siano certezze di alcun tipo.