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Conti in rosso a Palazzo Carafa

Ammonta a quasi 11 milioni di euro il “buco” nel bilancio del Comune di Lecce. La soluzione? Vendere gli immobili di proprietà comunale 
 
Dall’Amministrazione parlano di tempistica, spiegando che ad influire sul disavanzo da quasi 11 milioni di euro con cui ha chiuso il consuntivo 2009 di Palazzo Carafa è stato anzitutto lo sfasamento tra la cifra prevista dal recupero dell’ evasione di Ici e Tarsu e quella realmente ottenuta dalla società Soget che si era aggiudicata il bando. Per il 2009 l’ammontare della riscossione prevista e quindi inserita nel bilancio di previsione tra le voci in entrata era di circa 13 milioni di euro, cifra pari a circa un terzo dei 45 milioni complessivi indicati nel  contratto, un progetto che passa dal riclassamento complessivo delle unità immobiliari private del capoluogo, molte delle quali risultano in una classe inferiore a quella effettiva. Alla fine dell’anno però le entrate non sono quelle previste, la somma raggiunta, invece dei 13 milioni che sarebbero stati vitali per rimpinguare il bilancio in rosso del Comune di Lecce, è di appena 6 milioni di euro. 
Il neo assessore al bilancio, Attilio Monosi, parla di “un rosso che si fa sentire ma che non ci spaventa. La strada intrapresa è quella del risanamento delle casse comunali che quest’Amministrazione porta avanti da ormai oltre due anni attraverso ogni mezzo, dai Boc in poi”. La situazione però era stata più volte segnalata dal centrosinistra, ed in particolare dall’ex consigliere comunale Carlo Salvemini che dedicò alla questione una conferenza stampa in cui riteneva le somme inserite in bilancio non corrispondenti alla realtà. Secondo Salvemini il riscontro si sarebbe avuto solo a partire dal 2013. L’obiettivo della complessa attività è, infatti, la costituzione di una banca dati immobiliare da cui partire per verificare, attraverso un rapporto con l’Agenzia del Territorio, la coerenza del classamento dichiarato rispetto a quello effettivo, e in caso di discordanza significativa, ad una adeguamento del versamento Ici e Tarsu. Insomma, un’operazione utile ma certamente più lunga del previsto. 
Per questo, come più volte paventato, Palazzo Carafa dovrà ricorrere alla soluzione più ovvia: vendere per fare cassa. Nel piano delle alienazioni, come annunciato anche in un  bando pubblico all’inizio del mese, fanno parte lo storico edificio dell’ex Principe Umberto (ex sede del rettorato e su cui esiste già un accordo con l’Università del Salento), l’Istituto Margherita nel cuore del centro storico, ma anche una parte dell’ex mattatoio comunale, la Stazione Ippica su via Lequile ed infine l’area inceneritore ex Saspi. I più maligni avranno ipotizzato che ci fosse anche la necessità evidente di far cassa dietro la decisione di ripristinare le contravvenzioni per i parcheggi scaduti, cancellando l’avviso bonario in vigore dal 2008. Sulla questione si sono, infatti, tenute ben due commissioni traffico a Palazzo Carafa. Nella seconda era presente anche il rappresentante del Movimento di Difesa del Cittadino, Luigi Mariano, il quale ha presentato un documento incontrovertibile con cui già nel 2008, il Ministero ai Trasporti dichiarava illegittime le contravvenzioni per il grattino scaduto. L’atto era la risposta scritta di Altero Mattioli ad una domanda posta dalla senatrice Adriana Poli Bortone, all’epoca vice sindaco. Dopo il trimestre sperimentale, insomma, Palazzo Carafa tenta da almeno due anni di tornare alle vecchie care multe, ma oggi gli amministratori nicchiano. “Non esiste la volontà politica di cancellare l’avviso bonario, per altro introdotto da noi -spiegano gli assessori al Traffico e alla Polizia municipale, nonché il sindaco- se anche l’Anci darà parere negativo, diremo per sempre addio alle multe sui parcheggi”. 
 
Alessandra Lupo