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Comune e Iacp ai ferri corti

Continua la querelle ‘tecnico-politica’ tra l’amministrazione comunale e l’Istituto Autonomo Case Popolari in merito a mercato bisettimanale e alloggi Erp. Ma era già tutto risolto dal 1974

 
Il contraddittorio finito di fronte al Tar  tra il Comune di Lecce e lo Iacp sembra destinato a finire in un fuoco di paglia, con tanto di reciproca gaffe. Tutto parte dal torto che l’Istituto Autonomo Case Popolari ha creduto di subire da parte del Comune di Lecce che gli ha espropriato dei suoli per costruire il nuovo mercato bisettimanale su viale dello Stadio. Per il cantiere dell’opera, ideata ed approvata dal consiglio da diversi anni, l’Amministrazione comunale ha proceduto all’esproprio di una porzione di terreno della ex 167/A che risultavano dello Iacp ma non edificabili. L’iter, formalizzato a marzo, non ha convinto lo stesso Istituto Autonomo Case Popolari che ha ritenuto l’area più adatta ad ospitare nuovi alloggi ed ha perciò presentato ricorso attraverso il suo legale Luca Vergine. 
Una querelle di per sé tecnica, ma visto il colore politico dei vertici dei due enti: l’Amministrazione leccese di centro destra e la numero uno dello Iacp Sandra Zappatore che milita invece nelle file del Pd, non è mancata la polemica politica in cui si è incuneata anche l’Italia dei Valori. Uno dei responsabili dell’Idv Gianni D’Agata aveva, infatti, svelato la vicenda del ricorso rimarcato la scarsa sensibilità dell’amministrazione comunale leccese al tema del diritto alla casa per i meno abbienti. L’assessore alle attività produttive di Palazzo Carafa, Attilio Monosi, aveva replicato: “il progetto del mercato bisettimanale è di pubblica utilità, la via è eccessivamente trafficata e le bancarelle sporcano, se lo Iacp vuole davvero costruire altri alloggi popolari, allora riceverà da noi altri terreni, me ne occuperò personalmente”. E poi aveva aggiunto: “Speriamo che questa volontà, testimoniata addirittura da un ricorso al Tar, sia reale e non solo una strumentalizzazione politica”. Nel giorno della prima udienza di fronte al Tar si scopre, però, che non solo un dialogo analogo era già avvenuto 36 anni fa ma anche che quello scambio c’è già stato ed è datato 1974, epoca dell’amministrazione del sindaco Salvatore Capilungo; peccato che né lo Iacp né il Comune ne fossero al corrente. 
Allora vigeva la legge n. 167 del 1962 che vide l’area (oggi tipizzata S15) della ex 167/A assegnata alla Ises (uno degli enti che si occupavano di costruzione e manutenzione dell’edilizia popolare) per edificare due palazzine. Poco dopo, però, la legge n. 865 del 1971 inglobò Ises, Gescal, Incis, etc. nello Iacp che “ereditò” quei terreni. E fu allora che si profilò lo scambio. Nel frattempo, infatti, il Prg aveva modificato la destinazione urbanistica dell’area, che diventava non edificabile e dava quindi la possibilità al Comune di espropriarla, garantendone una equivalente in cambio. Poco dopo  infatti l’amministrazione di Palazzo Carafa propose allo Iacp di realizzare quelle stesse palazzine, di metratura equivalente, nella ex 167/B. Avvenuta la permuta, l’Istituto Autonomo Case Popolari realizzò le case, si tratta di due palazzoni gialli che edificò la ditta di costruzioni Luigi Esposito,   ma non cancellò mai dal suo patrimonio i terreni. Di quello  scambio avvenuto 36 anni fa, quindi, allo Iacp nessuno sapeva nulla ed anche per il Comune di Lecce la delibera è oramai antiquariato. Accanto all’atto di giunta del 1974, però, a ricordare bene cosa accadde è l’allora responsabile del settore edilizia residenziale pubblica, Pasquale Porpora. L’ex consigliere d’opposizione di Palazzo Carafa, da sempre militante del centrosinistra ed oggi rappresentante del Partito Democratico rappresenta infatti la memoria storica del passaggio, e quindi il testimone chiave di Palazzo Carafa, avendo anche fisicamente redatto l’atto di una permuta finita nell’oblio. 
 
Alessandra Lupo