Il consigliere regionale del M5S accusa il Governatore di Puglia di aver impedito la valorizzazione dell’impianto termale, escluso oggi dai principali circuiti turistici
Non le manda a dire il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della V Commissione Cristian Casili, il quale denuncia una “gestione familistica” delle Terme di Santa Cesarea che hanno estromesso le stesse dai principali circuiti turistici. Il riferimento è la recente decisione del Tar che ha considerato illegittima la revoca, da parte della Regione Puglia, della procedura di alienazione della società. “Il presidente Michele Emiliano e l’assessore regionale al Turismo Loredana Capone hanno dimostrato l’incapacità di risolvere la questione relativa alla dismissione delle quote in possesso degli enti locali, dopo la legge di stabilità 2014 per quelle società non strumentali ai fini istituzionali. Ricordo che Emiliano aveva dato incarico al professore Ugo Patroni Griffi per superare lo scoglio della decadenza delle partecipazioni societarie, giungendo alla conclusione di separare proprietà e gestione. Al riguardo l’assessore Capone, in Consiglio Regionale, ha risposto a una nostra interrogazione affermando che la Giunta avrebbe affidato la gestione a un soggetto di comprovata esperienza nel settore, scelto tramite un bando internazionale. Purtroppo -sottolinea Casili- sono rimaste parole nel vuoto, come nel vuoto sono caduti i propositi di valorizzazione di uno degli asset più affascinanti, famosi e potenzialmente redditizi del Salento”.
Alla decisione del Tar, che ha accolto il ricorso di tre gruppi imprenditoriali che avevano partecipato al bando regionale, si aggiunge anche il braccio di ferro con il primo cittadino di Santa Cesarea Pasquale Bleve, che vorrebbe acquisire il 50,49% delle quote di proprietà della Regione, (del valore di 17 milioni di euro). “Al Sindaco abbiamo chiesto più volte un minimo di programmazione da cui si evinca il rilancio del centro termale e soprattutto dove avrebbe trovato le risorse per acquisire la piena proprietà delle terme, senza mandare in dissesto il Comune. Anche in questo caso -conclude Casili- nessuna risposta”.