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Capolinea per le Sud Est, tra consulenze esterne e spese pazze

Ciò che già si immaginava è stato confermato dall’approfondita analisi del Ministero dei Trasporti sulla gestione della società negli ultimi dieci anni 

 

Definirla “mala gestione” forse non rende bene l’idea. Sì, perché il quadro che emerge dalla relazione stilata dal commissario Andrea Viero è quello appartenente ad un’azienda sull’orlo del baratro. In oltre 100 pagine è descritto tutto il disastro compiuto negli ultimi 10 anni di amministrazione della società partecipata dal Ministero dei Trasporti.

Nell’occhio del ciclone c’è soprattutto l’operato di Luigi Fiorillo, ex amministratore unico delle Ferrovie del Sud Est e rimosso dal suo incarico dal Governo centrale lo scorso novembre. E da quanto contenuto nella relazione si capiscono le ragioni: in sette anni sarebbero infatti stati 7 milioni gli euro che l’ex Fiorillo si sarebbe assegnato autonomamente con un contratto di collaborazione; una somma che si aggiunge alla retribuzione come amministratore delle FSE e a quella ricevuta in quanto dirigente dell’azienda in Trenitalia. Una lunga serie di compensi ottenuti in oltre vent’anni di attività il cui ammontare non può però essere stabilito soprattutto a causa della scarsa chiarezza dei bilanci dell’azienda.

A Fiorillo, inoltre, si contesta anche il troppo facile ricorso a collaborazioni esterne. Viero ha conteggiato, solo negli ultimi 11 anni, 83 milioni per servizi esternalizzati, 116 milioni per sistemi informativi e altri 73 milioni in spese legali; un totale di 272 milioni di euro spesi in contratti di collaborazioni, moltissimi dei quali si sarebbero potuti risparmiare se si fosse fatto ricorso a personale interno, e soprattutto qualificato, della stessa Ferrovie del Sud Est. Tra queste poi, spiccano i 5 milioni pagati a tre consulenti (la famiglia Cezza) per la gestione dell’archivio, i quasi 300mila euro versati negli ultimi due anni allo studio legale Vernola. Fanno poi riflettere, nello stesso periodo, anche i 42 milioni spesi in manutenzione dei treni, che rapportati a quelli poco prima illustrati danno un risultato impressionante: esternalizzazioni e consulenze hanno inciso sulla manutenzione per il 647%. 

Spese pazze anche quelle sostenute per il direttore del personale. Non solo percepiva 220mila euro per svolgere il proprio lavoro a Roma per motivi di salute, ma guadagnava ben 98 euro all’ora quando rientrava a Bari nella sede centrale; il paradosso di una indennità di trasferta per lavorare all’interno dell’azienda. Un quadro inquietante e che getta nuove ombre sul futuro di un’azienda che avrebbe dovuto rappresentare un fiore all’occhiello della Puglia.

 

Le prime avvisaglie nel 2014 con lo scandalo delle carrozze “Silberling”

 

La negligente amministrazione delle Ferrovie del Sud Est emersa dalla relazione del commissario inviato dal Ministero dei Trasporti sorprende nella forma, ma non nella sostanza. Che qualcosa non quadrasse nella gestione dell’azienda lo si era già capito nel 2014, quando emerse lo scandalo delle 25 carrozze del tipo “Silberling”: acquistate dalle ferrovie tedesche al prezzo di un rottame, furono vendute per 280mila ciascuna alla Varsa, una società polacca che le ha prima ristrutturate e poi rivendute nuovamente alla FSE al prezzo di 900mila euro per ogni singola carrozza. Sono state pagate ben il 50% in più del loro valore di mercato, come è stato stabilito dalla Procura di Bari. 

Oltre alla enorme minusvalenza dell’azienda, a gettare ancora più nello sconforto è stata la situazione di abbandono in cui hanno vissuto le nuove carrozze dal 2009, perché considerate non compatibili con le ferrovie pugliesi. Oltre al danno la beffa, quindi. Un caso su cui ha voluto vederci chiaro la Procura di Bari, che ha aperto un’inchiesta. Un anno fa, quindi, per ordine della Procura e della Corte dei Conti, la Guardia di Finanza ha sequestrato 11 milioni di euro a Luigi Fiorillo e Nicola Alfonso, ex dirigente FSE, mentre lo scorso dicembre sono stati rinviati a giudizio lo stesso Fiorillo insieme a Carlo Beltramelli e Marzo Mazzocchi, procuratore speciale e rappresentante legale della Varsa. 

 

Alessandro Chizzini