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Campo di battaglia

Per affrontare l’emergenza del disseccamento degli ulivi e debellare la Xylella fastidiosa la Regione Puglia è pronta ad intervenire con un impiego massiccio di pesticidi, per il quale giungeranno dalla Comunità Europea 13,6 milioni di euro. Ma è questa la strada giusta da seguire? Secondo ambientalisti, medici e agronomi no, in quanto metterebbe a rischio l’ambiente e la salute dell’uomo: “La soluzione giusta? Ritornare alle buone pratiche agricole”

Dubbi, tanti dubbi circondano quello che da circa un anno è stato definito affaire Xylella. E la vicenda riguardante la patologia che da settembre 2013 sta portando al disseccamento degli ulivi salentini è arrivata, forse, ad un punto di non ritorno. Lo scorso 6 febbraio una delibera della Regione Puglia ha dettato le linee guida da seguire per contrastare il fenomeno e tra le misure previste compaiono, tra le altre cose, l’uso di pesticidi e fitofarmaci con i quali abbattere i vettori del batterio considerato responsabile del disseccamento, la Xylella fastidiosa.
Tanto è bastato, però, per far indignare, se non a scandalizzare, gran parte dell’opinione pubblica, soprattutto il mondo ambientalista e quello medico-scientifico. Agronomi, oncologi e ambientalisti hanno infatti palesato, spesso a gran voce, il timore che l’utilizzo di queste sostanze chimiche possa rivelarsi in realtà nocivo, non solo per gli ulivi ma anche per la stessa salute umana. Un timore che per questo schieramento rappresenta in realtà una certezza ed è per questo che il dibattito si è acceso aspramente negli ultimi giorni.
Una emergenza che secondo alcuni esperti non sarebbe tale e non sarebbe nemmeno legata alla Xylella: i georgofili, ad esempio, già dal 2013, prendendo in esame alcune esperienze californiane, sostengono che la Xylella fastidiosa sia dotata di scarsa patogenicità per l’olivo. Perché allora puntare sulle sostanze chimiche? Secondo alcuni ambientalisti, come il cantante Nandu Popu, tutto è legato alla volontà di ottenere i finanziamenti europei per l’agricoltura. Sì, perché è proprio l’Unione Europea a chiederci di affrontare e risolvere questa emergenza, preoccupata da quanto annunciato dalla Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), secondo la quale il batterio potrebbe infettare altri arbusti diffusi nel continente come agrumi, viti, peschi, mandorli, prugni, alberi e piante ornamentali. Una corsa al denaro che favorirebbe, tra l’altro, multinazionali come la Monsanto, specializzata in biotecnologie agrarie, e che impedirebbe la pratica alle tradizionali metodologie agricole in grado di curare e far rifiorire gli ulivi, come pare sia accaduto negli scorsi mesi.
E mentre gli esperti dell’Università di Bari garantiscono sulla necessità e sulla sicurezza di questi interventi, il commissario straordinario Giuseppe Stiletti è chiamato ad affrontare, insieme al tavolo tecnico istituzionale nominato dalla Provincia di Lecce, una emergenza alla quale sono stati destinati dal Consiglio dei Ministri ben 13,6 milioni di euro, seguendo -come lui stesso ha dichiarato- le direttive imposte dall’Unione Europea.

“Per curare gli ulivi si utilizzino le buone pratiche agricole”
 

Dai movimenti ambientalisti alla comunità scientifica il timore, e per alcuni quasi una certezza, è che gli interventi previsti dalle linee guida della Regione Puglia possano sia peggiorare l’attuale stato degli ulivi che danneggiare la salute dei cittadini salentini. Al contrario, invece, si auspica il ritorno alle tradizionali pratiche agricole, unici strumenti in grado di curare in maniera corretta campagne e uliveti.
La pensa così ad esempio il Forum Ambiente e Salute, che vede “uno scenario da genocidio per i danni alla salute delle persone e al paesaggio, da biocidio per i danni alla biodiversità e a tutto l’ecosistema e habitat dell’uomo, che viola innumerevoli leggi e i diritti dell’uomo e dell’ambiente. E tutto questo in una natura salentina viva e dove tanti alberi d’olivo colpiti dal disseccamento di alcuni rami, curati secondo pratiche agroecologiche, si sono e si stanno ben riprendendo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Giuseppe Serravezza, oncologo e presidente provinciale della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori: “OMS, UNEP e la Comunità Europea evidenziano la cancerogenicità di numerosissime molecole chimiche e invitano a precauzione, riduzione e alternative agli usi e agli abusi di esse. Talune molecole, come il clorpirifos metile e il dimetoato, che la determinazione regionale contempla, si fissano difatti alla parte grassa della materia (ad esempio latte e olii) contaminandola pericolosamente”.
Stesse idee anche per l’agronomo Cristian Casili, che mostra preoccupazione anche per i risvolti economici: “Le aziende biologiche, quelle sane, subiranno con ogni probabilità la revoca delle certificazioni e un danno economico che si preannuncia irrecuperabile. La politica naturalmente non si interroga sui costi/benefici che i nostri produttori e i cittadini sosterranno a causa di queste scellerate scelte a cui Siletti nulla potrà fare in quanto semplice esecutore delle misure imposte da Bruxelles”.
Nandu Popu dei Sud Sound System, da sempre ambientalista convinto, punta il dito contro la politica: “Vogliono utilizzare pesticidi pericolosi per la salute umana e gli stessi ulivi solo per ottenere i finanziamenti europei per l’agricoltura. Il disseccamento è invece dovuto all’alta piovosità estiva degli ultimi tre anni, con l’acqua che, non penetrando nel terreno, si surriscalda e fa bollire le redici, che a loro volta seccano. Ed è stato dimostrato che seguendo i tradizionali metodi di coltivazione l’albero ritorna a fiorire”.

Alessandro Chizzini