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Bye bye, beach


Dopo la devastazione dei litorali di Porto Cesareo si accende il dibattito sulla scomparsa delle spiagge pugliesi. Non è solo colpa della natura ma della disattenzione della politica, che non mantiene quanto promesso. E intanto la stagione turistica corre il rischio di un serio ridimensionamento 
 
 
Lo scirocco non è amico delle spiagge del Salento. Venti giorni di mareggiate hanno cancellato decine di stabilimenti e chilometri di arenile nel Salento. L’ultima vittima dell’inclemenza degli elementi è stata la costa di Porto Cesareo: la furia delle onde che ha caratterizzato i giorni scorsi dovuta alle fortissime raffiche di vento che hanno letteralmente spazzato tutta la Provincia non ha risparmiato arenili e coste dalla penisola “La strea” all’estremo litorale nord di Punta Prosciutto. Il sindaco della marina Vito Foscarini e il consigliere al Demanio Gino Baldi non usano mezzi termini: “Porto Cesareo ha bisogno di progetti importanti anti-erosione e di adeguate risorse per attuarli. L’obiettivo prioritario a tutela dell’ambiente è di porre rimedio a questa grave emergenza causata da anni ed anni di incuria, da scriteriato abusivismo edilizio e purtroppo tanto degrado ambientale. La verità è che oggi a Porto Cesareo ed in altre località rivierasche battute dalle mareggiate si vive con la preoccupazione che aleggia sia tra gli amministratori che soprattutto tra gli imprenditori balneari. Una situazione che non sembra regredire, anzi si aggrava di ora in ora”.
Gli amministratori di Porto Cesareo invocano, dunque, il riconoscimento dello stato di calamità naturale dopo aver quantificato le risorse finanziarie utili ai primi sommari interventi per almeno 500mila euro. Provvedimento che, auspicano, possa essere preso anche dalle altre amministrazioni con le quali agire di concerto. E Otranto e Castro sembrano aver deciso di intraprendere questa strada dopo un’altra stagione passata a tamponare alla meno peggio le falle di una programmazione che non c’è e che latita da diversi decenni. Assobalneari intanto ha quantificato i danni, fino ad ora, in oltre un milione e mezzo di euro per tutto il Salento, ed è pronta a citare per danni la stessa Regione Puglia. “E Il conto diventa più oneroso di giorno in giorno -spiega il presidente nazionale Renato Papagni– perché la responsabilità degli enti regionali è evidente: basti pensare al ripascimento promesso ma mai realizzato in maniera definitiva. Dal dicembre scorso, interi stabilimenti ed intere spiagge sono state cancellate sia sulla costa adriatica sia su quella ionica”. Assobalneari vuole condurre una battaglia insieme alle imprese: “Solleciteremo l’abbattimento del cinquanta per cento dei canoni, come prevede la legge 296 e chiederemo la possibilità di un mutuo gratuito per dieci o vent’anni garantito al cento per cento dalla Regione Puglia”. 
Ma è una situazione la cui gravità preoccupa tutti gli operatori turistici. Mauro Della Valle, presidente del Club Turismo Salento, denuncia lo stato del territorio salentino e pugliese “scarsamente preparato a difendere l’intero patrimonio ambientale costiero. Mi rattrista fare l’esempio di altre regioni, ma l’Emilia Romagna, senza attendere appelli, polemiche, a luglio del 2009 ha presentato attraverso l’Arpa il secondo decennio di pianificazione al ripascimento dell’intera costa. In Puglia invece assistiamo a costosissimi studi sullo stato di salute della costa con nessun piano d’ investimenti per tamponare la furia delle mareggiate. Le coste e le imprese balneari pugliesi stanno scomparendo sia per mano della natura che della disattenzione politica”. 
 
a cura della redazione