“Controllo e comando interno”: sarebbero queste le coordinate della maxi-rissa scoppiata nel carcere penitenziario di Borgo San Nicola qualche giorno fa. Difficile stabilire quanto il sovraffollamento e le condizioni di estremo disagio a cui notoriamente carcerati e guardie carcerarie allo stesso modo sono costretti, abbiano indirettamente causato, quantomeno rincarato, la dose di “mazzate”. Per non parlare della improvvidente coincidenza del caldo estivo.
Fatto è che reclusi italiani da una parte e extracomunitari dall’altra, si sono affrontati in un vero e proprio scenario da guerriglia, con l’unica differenza che lo scontro è avvenuto a mani nude nelle gabbie di un carcere. Molti agenti, circa 60, sono rimasti feriti. I capi-rissa sono stati isolati e trasferiti per evitare nuovi scontri. Ciononostante, nuovi argomenti sono stati sollevati all’ora del passeggio quando un detenuto ha aggredito e ferito un agente.
L’Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria (Osapp) ha spiegato in una nota come all’origine di questa vicenda presumibilmente ci sia una serie di questioni legate alle condizioni del carcere, periodicamente sollevate ma non ancora affrontate: “Preoccupa il notevole e fastidioso sovraffollamento in luoghi dove sicurezza, salubrità, igiene e sanità sembrano rappresentare la fiaba dei tre porcellini. Ciò che destabilizza la situazione nel supercarcere di Lecce è il numero elevato di reclusi che ha raggiunto le 1.350 utenze, tra cui molti cittadini extracomunitari e di colore che si scontrano con gli italiani dei clan avversi, probabilmente per gestirsi il territorio carcere. Gli agenti, quei pochi rimasti in turni di 40/45 in tutto il sistema leccese, deve fronteggiare vere e proprie guerriglie urbane, senza armi e senza sistemi di autotutela di polizia che i colleghi dei restanti corpi utilizzano negli stadi e nelle manifestazioni esterne pubbliche. Circa 300 reclusi -spiega il sindacato della Polizia Penitenziaria- sono stati ammassati in due sezioni detentive, altri 310 in sezioni opposte, a quei pochi poliziotti penitenziari costretti a lavorare 12/15 ore al giorno, tanto che solo nelle giornate scorse sono state utilizzate oltre il normale orario di servizio circa 600/700 ore di straordinario non pagato”.
Il vicesegretario generale dell’Osapp Domenico Mastrulli fa appello al capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Franco Ionta e al ministro della giustizia Angelino Alfano per la definizione di un disegno di legge. “Sarebbe interessante capire –afferma il vicesegretario nella nota- con quali mezzi e con quali risorse economiche il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria vuole far fronte ai 16mila utenti tossicodipendenti di cui 2167 in trattamento metadonico, gli oltre 21mila e 400 extracomunitari delle varie etnie, i circa 5mila e 200 affetti da epatite virale cronica (Hbv e Hcv), i 2mila e 500 sieropositivi Hiv e le 6mila e 500 persone disturbate mentalmente. Attendiamo un chiaro segnale di apertura di un tavolo di concertazione sulla questione sicurezza perchè è arrivata l’ora di concreti interventi e soluzione immediate”. Prima che ci scappi il morto.
Alessandro Tomaselli