Domenica 24 gennaio il popolo del centrosinistra in Puglia sceglierà tra Francesco Boccia e Nichi Vendola il proprio candidato ufficiale per le regionali
È conto alla rovescia per le primarie del centrosinistra che, esattamente come cinque anni fa, vedranno sfidarsi Francesco Boccia e Nichi Vendola. Di uguale ci sono però solo i protagonisti della contesa visto che, questa volta, l’uomo del Pd, sconfitto nel 2005 e ripescato come unica possibilità di tenere insieme il patto con l’Udc, dovrà sfidare molto più che un deputato di Rifondazione, candidato quasi per scommessa. Questa volta Francesco Boccia, intanto diventato parlamentare, dovrà affrontare il presidente della Regione Puglia in carica, vera e propria icona del centrosinistra. Una sfida che non gli fa paura, anzi ad un occhio attento sembrerebbe quasi che l’economista barese si sia preparato a questo momento negli ultimi cinque anni, più che mai convinto di essere proprio lui la vera alternativa. L’intera campagna congressuale del Pd pugliese si era infatti giocata sul sottile discrimine tra continuità e discontinuità con l’amministrazione Vendola.
Nonostante la parola d’ordine di Emiliano, Minervini e Blasi fosse ripartire da Nichi Vendola, il sindaco di Melpignano, risultato alla fine vincitore, aggiungeva che alcuni errori “andavano affrontati”. Gli errori a cui il Pd faceva riferimento non erano però quelli della sanità pugliese, ma piuttosto quelli politici rimproverati a Vendola. Durante la manciata di giorni in cui si credeva che sarebbe stato Emiliano il candidato del Pd alle regionali, il sindaco di Bari aveva più volte criticato il presidente in carica di non aver neppure tentato di costruire attorno a sé un’alleanza allargata anche all’Udc. Nonostante l’ingresso in Giunta di Dario Stefàno, uscito dal Pd per gravitare nell’area Casini, lo stesso leader dello Scudocrociato ha, infatti, mantenuto il suo veto sul presidente, ripetendo ad ogni piè sospinto che non si sarebbe mai accordato con lui. Un argomento che anche i dalemiani del Pd, da Blasi a Bersani, hanno speso con decisione nei confronti del presidente uscente, chiedendogli più volte di farsi da parte. Di fronte al no di Vendola, il Pd ha vissuto momenti di incertezza, poi di spaccatura, con prese di posizione decise, come quella degli assessori regionali Pd Minervini e Amati.
Alla fine, però, dopo un lungo lavoro di mediazione, ma anche una volta convinto Boccia a ripetere la corsa, l’assemblea si è ricompattata sull’unica soluzione in grado di rimettere insieme i pezzi del centrosinistra pugliese, ossia le primarie, segnate dalla permanenza in Puglia di Massimo D’Alema, onnipresente al fianco di Francesco Boccia, ma anche dalla notizia di un avviso di garanzia nei confronti del presidente Vendola per un presunto tentativo di concussione. La vicenda fa riferimento ad una telefonata intercorsa tra il governatore ed il suo ex assessore alla sanità Alberto Tedesco, in cui Vendola chiedeva come fosse possibile che un luminare come Giancarlo Logroscino, docente di neurologia ad Harvard, che aveva accettato nel 2006 di tornare in Italia, fosse stato escluso da un concorso regionale. Una notizia circolata ad appena 48 ore dall’avvio della campagna per le primarie e che lo stesso procuratore capo di Bari Laudati ha giudicato un possibile tentativo di strumentalizzazione, chiarendo nel contempo che «nei confronti del presidente della Giunta regionale pugliese non vi sono nel registro degli indagati iscrizioni suscettibili di comunicazione. Una formula che potrebbe voler dire due cose: il presidente non è indagato, oppure l’indagine è secretata.
Sulla vicenda Vendola ha ribadito: “Dovrebbero lodarmi perché volevo che un cervello tornasse in Puglia, in ogni caso ho sempre dimostrato di avere la coscienza pulita”. E da parte loro anche D’Alema e Boccia si dicono convinti che non esista “alcun dubbio sulla sua onestà”. La sfida insomma resti politica e di colpi in questo senso D’Alema non ne risparmia: “Se Vendola vincesse le primarie, perderebbe le secondarie”, in altre parole, il centrosinistra prederebbe l’Udc e quindi le elezioni. In attesa di conoscere l’esito del voto interno, però, Casini non si pronuncia e in tanti sono pronti a giurare che l’Udc possa essersi ammorbidita nell’eventualità di una vittoria del presidente uscente. Intanto però, parola ai gazebo che domenica 24 resteranno aperti in ogni comune della Puglia dalle 8 alle 21. Per votare si pagherà un euro e si dovrà esibire un documento e la tessera elettorale. Sulla scheda non ci sarà alcun simbolo, ma solo il nome dei due sfidanti. Dunque, vinca il migliore!
Alessandra Lupo