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Arriva a destinazione il museo ferroviario di Lecce

Grazie all’impegno e alla generosità di un gruppo di appassionati, i vecchi treni rivivono e raccontano la loro storia attraverso i rotabili recuperati, i cimeli, i plastici

 

“Il romanzo comincia con una stazione ferroviaria, sbuffa una locomotiva, uno sfiatare di stantuffo copre l’apertura del capitolo, una nuvola di fumo nasconde parte del primo capoverso. Nell’odore di stazione passa una ventata d’odore di buffet della stazione. C’è qualcuno che sta guardando attraverso i vetri appannati, apre la porta a vetri del bar, tutto è nebbioso, anche dentro, come visto da occhi di miope, oppure occhi irritati da granelli di carbone”.
È l’incipit straordinario del romanzo di Italo Calvino Se una notte d’inverno un viaggiatore, un incipit che torna prepotente alla memoria percorrendo lo spazio che ospita i vecchi treni salvati dalla demolizione e restaurati grazie all’impegno di un gruppo di volontari dell’Associazione Ionico-Salentina Amici Ferrovie (Aisaf). Il presidente Fabio Vergari, dipendente della Regione Puglia, è testimone della loro passione e dei loro sacrifici. “Certamente non è stato semplice approdare a questo risultato -afferma Fabio Vergari- il Comune di Lecce aveva più volte manifestato interesse per la nostra iniziativa, ma per molto tempo non è stato chiaro in che misura ci avrebbero sostenuto. Ci pareva d’essere in un limbo e oggi siamo alle prese con la prossima apertura al pubblico del museo e con il progetto di un percorso turistico a bordo di un treno storico”. A dire il vero, l’associazione ha raccolto tanto di quel materiale recuperando: 21 rotabili, 5 mezzi di servizio, cimeli, divise, documentazioni fotografiche, segnaletica, attrezzi da lavoro e tanto altro ancora, che sarebbe stato un vero peccato se la terra salentina avesse perso questa opportunità. Nel parco dei rotabili ci sono addirittura due locomotive a vapore Fs del 1911. I treni d’interesse storico e tecnico, oggi sono ospitati nella vecchia Squadra Rialzo Fs in via Pisanelli. Il problema era proprio in quell’essere ospitati, nel non avere una certezza sul futuro della struttura. I capannoni che attualmente ospitano l’associazione e i suoi treni, fanno parte di un’area di circa 12mila mq che le FS in prima battuta avevano deciso di immettere sul mercato immobiliare utilizzando la società “Ferrovie Real Estate” appositamente costituita a questo scopo. Ma questa è una storia a lieto fine. La struttura è stata recuperata, ristrutturata dal Comune di Lecce.
Il museo ferroviario salentino ha il carattere dell’unicità perché nel Sud, ad eccezione del Museo di Pietrarsa a Portici (peraltro chiuso da tempo per lavori), non ci sono luoghi di testimonianza del trasporto su rotaie. Eppure nel 1839 la storia delle Ferrovie italiane partì dal Sud con la tratta Napoli/Portici. Oggi l’associazione ha ripristinato un treno d’epoca per percorsi turistici, alcuni già sperimentati nella Valle d’Itria o nel Basso Salento alla scoperta delle tradizioni contadine. “Si possono ipotizzare itinerari a tema alla scoperta della tradizione vitivinicola che si snoda tra Carmiano, Copertino, Nardò, Campi, Guagnano, San Pancrazio, Manduria -conclude Vergari- piuttosto che sulle tratte Maglie/Otranto e Maglie/Leuca con visite agli insediamenti preistorici di Giurdignano e ai siti messapici; piuttosto che un treno Ionico-Salentino, da Gagliano/Leuca a Gallipoli”. Nel 2005 L’associazione ha chiesto alla Soprintendenza l’apposizione del vincolo sui rotabili e sulla struttura ospitante in quanto esempio di archeologia industriale.

 

Maddalena Mongiò