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Anno giudiziario, inaugurazione nel segno della polemica

L’Ordine degli Avvocati della provincia di Lecce punta l’indice sulla carenza di organico di magistrati nei tribunali del territorio salentino 
 
Ogni anno arriva la fine dell’anno e, puntualmente, all’affacciarsi del nuovo, si ripetono riti e appuntamenti consolidati. Così il 30 gennaio si rinnoverà l’incontro al palazzo di Giustizia di Lecce per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario. In questi ultimi anni il panorama giustizia è stato costantemente sotto i riflettori. Processi celebri, attività investigativa e processuale trasformata in talk show, botta e risposta tra magistratura e politica, riforma della giustizia, sono gli elementi di un turbine politico-mediatico che spesso confonde e distoglie l’attenzione dalla realtà che vivono i comuni cittadini. In realtà, la macchina giudiziaria arranca e a pagarne i prezzi è la collettività. Tutti chiedono a gran voce un miglior funzionamento dell’apparato giudiziario, ognuno con la sua ricetta e la sua verità. Lo scontro più duro si gioca sul fronte del processo breve fortemente voluto dalla maggioranza al governo. Avversato dall’opposizione e dalla stessa Associazione Nazionale Magistrati, il presidente, Luca Palamara, è stato lapidario dichiarando a Sky Tg24 che “non dà giustizia alle vittime dei reati e garantisce l’impunità a chi ha commesso fatti delittuosi”. 
L’occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario è momento fondamentale per il richiamo a una necessaria riflessione sui mali della giustizia. Luigi Rella, presidente dell’Ordine degli Avvocati della provincia di Lecce, pone l’accento sulla carenza di organico nella magistratura, carenza che nel processo civile si traduce in attese decennali. Quello delle risorse umane è tasto dolente, motivo di vivace scambio verbale tra l’Anm il ministro Alfano. Vi è da dire che la pianta organica della giustizia è ferma agli anni ’50 quando il carico di contenzioso non aveva raggiunto le dimensioni attuali. Il numero di magistrati ordinari, previsti dalla legge, è pari a 10.151. Prestano servizio 9090 magistrati con una carenza di organico di 1061 unità. Il concorso, pubblicato il 29 dicembre ’09, per 350 posti di magistrato ordinario, metterà una toppa alla falla e si presenta con la novità assoluta di invio telematico della domanda di ammissione al concorso. 
Nel distretto di Lecce è previsto un organico di 186 magistrati di cui 18 sono posti vacanti. I vuoti sono distribuiti a macchia di leopardo: un magistrato distrettuale requirente; due presidenti Sezione Corte d’Appello; sei consiglieri di Corte d’Appello; un consigliere Sezione Lavoro; due presidenti Sezione di Tribunale; due giudici; un componente privato Tribunale dei minorenni a cui si aggiungono undici giudici onorari aggregati; sei giudici onorari di tribunale. Grave anche la carenza dei giudici di pace: Alessano, Campi Salentina, Casarano, Gallipoli, Lecce, Maglie, Nardò, Tricase, Ugento sono i comuni interessati.
È indubbio che non tutto si può ricondurre e spiegare con la carenza di organico. In primis occorre considerare che il nostro paese deve confrontarsi con un contenzioso civile che non ha pari in Europa, eccezion fatta per Olanda e Russia. Ogni 100mila abitanti vengono presentati, ai magistrati italiani, 4809 domande di giustizia civile. Considerando che l’Inghilterra sviluppa 3.961 procedimenti, il Portogallo 2.674, la Francia 2.672, la Germania 2.345, non vi è dubbio che la litigiosità che ci contraddistingue sia alla base dell’affaticamento del sistema giustizia. Anche il penale viaggia a ritmi sostenuti. 1.230.085 i procedimenti aperti nel 2006 contro gli 854.099 della Germania, i 609.594 della Francia, i 437mila della Russia, i 392.288 dell’Inghilterra, i 240mila della Spagna. A conferma della nostra litigiosità i dati sugli iscritti agli ordini professionali: la Francia può contare su 48.839 avvocati, il solo foro di Roma ne vanta ben 19.825. 
Nella nostra provincia gli avvocati iscritti sono pari a 4.498 su una popolazione di poco più di 800mila abitanti. Da una parte la carenza d’organico, dall’altra il carico di domanda giudiziale e, ciliegina sulla torta, le tecniche di dilazione dei tempi del processo utilizzate dalla difesa per ottenere la prescrizione. Spesso i tempi di fissazione dell’udienza sono eccessivamente dilatati, ma non è raro il rinvio per legittimo impedimento dell’avvocato.  E non basta. Non è insolito utilizzare la tecnica di dilatazione dei tempi del processo civile per giustificare parcelle altrimenti non comprensibili. Insomma, chi è senza peccato scagli la prima pietra.
 
Maddalena Mongiò