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Andrea Caroppo: “Emiliano assente, la Puglia ridotta a fanalino di coda”

Disoccupazione, crisi del comparto agricolo, trasporti inefficienti, Tap e Aqp: queste le principali criticità che il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale attribuisce al governatore di Puglia, reo -a suo dire- di essere troppo preso dalla conquista della guida nazionale del suo partito

 

Sono passati due anni dall’elezione di Michele Emiliano a presidente della Regione Puglia. Un biennio che, secondo il consigliere regionale di Forza Italia, Andrea Caroppo, è stato contraddistinto principalmente dalla “distrazione” del Governatore, concentrato sul tentativo di ascesa alla guida nazionale del Partito Democratico, e da una sostanziale mancata applicazione delle promesse fatte in campagna elettorale.

Consigliere Caroppo, lei in questi giorni ha parlato di resa dei conti all’interno della maggioranza di governo regionale. 

Dopo i due anni di stallo della situazione amministrativa, col senno di poi abbiamo capito che era tutto funzionale al tentativo di scalata interna da parte del presidente. Alla luce del pessimo risultato che Emiliano ha avuto nelle elezioni primarie del Pd, oggi partono i giochi del riassetto, facendo degli aggiustamenti in Giunta che non sono funzionali alle inefficienze che si sono palesate in questi anni, ma vanno a premiare gli scudieri più fedeli nella competizione interna. Credo non sia il giusto modo per mettere al centro le esigenze dei pugliesi.

Facciamo un piccolo passo indietro: lei parla di un Emiliano troppo concentrato sul suo posizionamento all’interno del Pd più che alle esigenze della Regione, eppure all’indomani del ballottaggio si è parlato di un “modello Emiliano” vincente, con Lecce e Taranto strappate al centrodestra. Dove finiscono i meriti di Emiliano e dove iniziano i demeriti del centrodestra? 

La vittoria del centrosinistra è il frutto degli errori ormai sistematici, ripetuti e gravissimi del centrodestra negli ultimi 13 anni. I migliori talenti presenti nelle varie liste di centrodestra in questi anni, soprattutto per l’incapacità di valorizzarli e di fare delle valutazioni collegiali coinvolgenti, hanno dato vita a delle liste civiche e, pur di non dialogare con il centrodestra, vengono attratti da chi in questo momento detiene la leva del potere, che è il presidente della Regione. 

Il risultato? 

Un’ecatombe nel centrodestra, inimmaginabile nelle dimensioni e nei numeri, in un momento in cui lo stesso centrodestra vince in tutta Italia senza ricorrere a strumenti particolari come quello delle primarie. Le primarie non possono essere considerate la chiave del problema. Alla luce di questa disamina oggi il centrodestra o ha la capacità di azzerare tutti quelli che sono stati gli interpreti delle scelte e soprattutto dei fallimenti di questi anni oppure siamo destinati a perdere ancora. Coloro che sono stati responsabili, autori delle scelte di questi anni dovrebbero fare un passo indietro.

Nello specifico, quali sono le promesse di Emiliano che secondo Lei sono state maggiormente disattese?

I temi principali sono l’occupazione e lo sviluppo. Tutti gli indicatori continuano a segnalare una perdita generale da parte del Mezzogiorno, con la Puglia che è la Regione che meno riesce ad agganciare la possibile ripresa. Due argomenti su tutti: la Xylella e i trasporti. Nel primo caso, che è coinciso con una generale crisi del settore agricolo, si è sostanzialmente deciso di non decidere, favorendo il propagarsi del patogeno e della malattia. Senza riuscire ad impiegare le enormi risorse messe a disposizione dall’Unione Europea per la ripresa del settore agricolo. Per quel che concerne i trasporti, in una terra che pretende di avere una vocazione turistica per più mesi all’anno, occorre parlare dell’incapacità di mettere in atto le politiche fondamentali per lo sviluppo nel settore.

È arrivata l’estate ed è già pienone di turisti in Salento. Nell’offerta turistica, tuttavia, a livello di trasporti e servizi qualcosa sembra non funzionare ancora. 

Fossi io oggi il presidente della Regione, l’opera strategica da attuare sarebbe il collegamento diretto dall’Aeroporto di Brindisi alla rete ferroviaria, accanto al vero rilancio delle Ferrovie del Sud Est. La Regione su questo tace, anzi sta continuando a mandare avanti il progetto dello Shuttle di Brindisi che è un inutile sperpero di denaro (parliamo di 40 milioni di euro) e che è un doppione del servizio in gomma già esistente. I nostri predecessori hanno avuto il merito di darci un’opera come quella delle FSE che collega tutti i principali centri del Salento, come Otranto, Gallipoli fino a Gagliano del Capo, che noi ora stiamo dilapidando.

È possibile un vero piano di rilancio per le Ferrovie del Sud Est? 

Propendevo per una scelta di carattere diverso dalla vendita a Ferrovie dello Stato. L’unico merito è di aver chiuso la pagina nera di sprechi che ci sono stati in questi anni, frutto anche di una gestione consociativa da parte della politica. Oggi speriamo che questa cattiva gestione sia finita, ma comunque il miglioramento del servizio non si intravede e quello che è accaduto il mese scorso sulla tratta di Galugnano accende un campanello di allarme gravissimo. Nell’istituzione regionale non vedo quel piglio giusto per avere il miglioramento di un servizio di cui il territorio necessiterebbe.

Nella relazione annuale dell’Autorità Anticorruzione, Raffaele Cantone ha citato la 275 come “paradigmatica di come non vanno gestite le commesse pubbliche”. Che futuro immagina per quest’opera? 

Sembra il gioco dell’oca, si arriva a un certo punto e poi si torna al via. Va superato l’aspetto procedurale, nel giro di qualche mese avremmo la certezza su quello che dovrà essere l’iter. Rimane il problema tutto pugliese, quello della certezza della progettazione delle opere. Diamoci un tempo definito, in tempi rapidissimi si individui il percorso per andare da Montesano, Tricase fino a Gagliano. C’è un momento della condivisione, un momento dell’ascolto in cui tutti possono esprimere le proprie idee, ma poi deve arrivare il momento della realizzazione dell’opera. Le grandi opere necessarie per il territorio devono essere non solo programmate, ma effettivamente realizzate. Ne va anche della credibilità delle classi dirigenti. 

Parlando sempre di opere pubbliche, nelle scorse ore è stato presentato il progetto di un nuovo gasdotto con approdo a Torchiarolo. Emiliano ha detto che la questione Tap non è ancora chiusa. Qual è il suo punto di vista? 

La Regione, già nella gestione Vendola, ha dismesso il suo ruolo quale ente di programmazione. Pure nella diversificazione delle fonti energetiche che è una scelta giusta, è venuta meno al ruolo di coordinatore. Vediamo il moltiplicarsi di una serie di interventi che con una regia diversa avrebbe comportato una programmazione più definita. Il caso Tap è il caso sintomatico di una cattiva gestione, oggi che siamo in una fase così avanzata la Regione ha dimostrato di non sapere individuare soluzioni alternative. 

Altro nodo da Lei sollevato è quello relativo agli atti pubblici, con riferimento a quanto sta accadendo per il bando dell’Acquedotto Pugliese. 

La nostra Regione è finita nella lente di ingrandimento dell’Anac per la cattiva gestione degli appalti sui sistemi dei rifiuti, con Regione e Comuni che hanno consentito continue proroghe di appalti milionari. Cosa si annida dietro la deriva di queste proroghe è facile immaginarlo: lo stesso sistema lo si è scoperchiato in questi giorni in merito ad un appalto da 180 milioni di euro dell’Acquedotto Pugliese. Una gara che di fatto è pronta per essere aggiudicata e che potrebbe determinare un risparmio immediato di decine di milioni di euro l’anno nelle tasche di Aqp, in realtà è ferma, non si aggiudica, continua ad andare in proroga determinando un aumento dei costi di gestione e quindi di conseguenza anche nel costo finale della tassazione dei cittadini. 

 

Alessio Quarta