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Anche in Salento “Il bene torna comune”

Il Convento dei Francescani a Specchia, il palazzo Marchesale a Galatone, la distilleria “De Giorgi” a San Cesario sono i siti selezionati dal bando dalla “Fondazione con il Sud” per essere resi fruibili da parte della collettività

 

L’espressione “bene comune” evoca, al di là di ogni accezione politica, scenari sempre molto suggestivi perché sembra chiamarci in causa direttamente, responsabilizzarci oltre il limite del tempo presente. Quando poi il “bene comune” diventa anche “cultura” si cominciano a fare i conti non più con noi stessi, ma con lo spazio e il tempo del nostro futuro e dei nostri figli. In questi ultimi anni per varie ragioni si è assistito alla nascita di un interesse sempre più diffuso verso gli edifici (e non solo) in stato di degrado, abbandono, cattivo uso. 

In questo contesto positivo e favorevole si colloca una interessante iniziativa della “Fondazione con il Sud” che nei giorni scorsi ha bandito un concorso finalizzato proprio al recupero di beni culturali inutilizzati. La cifra non è irrisoria, non più di 4 milioni di euro, ed i progetti selezionati sono i più diversi ed interessanti. Dalla fondazione affermano: “Vogliamo promuovere l’uso comune dei beni culturali delle regioni meridionali, per una più ampia fruibilità da parte della collettività, come strumento di coesione sociale”. 

È questo l’obiettivo della terza edizione del bando storico-artistico e culturale Il bene torna comune, una iniziativa innovativa che ha permesso di individuare 14 beni inutilizzati nel Mezzogiorno e che ora potranno essere valorizzati con interventi proposti dalle comunità locali, da organizzazioni no profit in partnership con altre associazioni, imprese, istituzioni. Non è la prima volta che si dà corso ad una iniziativa del genere, attraverso le due precedenti edizioni del Bando (2008 e 2011), la Fondazione ha infatti sostenuto 21 progetti per la tutela e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e culturale (beni materiali e immateriali), per un’erogazione complessiva di oltre 8 milioni di euro. 

Come funziona questo bando? I 14 beni individuati sono stati selezionati sulla base di specifici criteri, come le condizioni generali, il potenziale utilizzo per attività socio-culturali economicamente sostenibili, l’accessibilità e la fruibilità. In particolare la Fondazione mette a disposizione fino a 4 milioni di euro di risorse private per finanziare attività sociali e culturali economicamente sostenibili, capaci di favorire la piena fruizione dei beni da parte della collettività e di sviluppare un processo virtuoso e duraturo di sviluppo locale. 

Fra i beni culturali selezionati in provincia di Lecce vi sono il Convento dei Francescani Neri a Specchia, il palazzo Marchesale Belmonte Pignatelli a Galatone, la distilleria “Nicola De Giorgi” a San Cesario di Lecce (nella foto). Tutta la documentazione tecnica (schede e planimetrie) relativa ad ognuno degli immobili selezionati e inseriti nel Bando è scaricabile direttamente e gratuitamente dal sito ufficiale della fondazione. Il Bando scade il 14 luglio prossimo: affrettatevi, dunque, e cominciate a progettare il “buon futuro”.

 

I partner del progetto? Scuole, università, istituzioni pubbliche e associazioni 

 

“Con questa iniziativa la Fondazione con il Sud lancia una nuova provocazione dimostrando, con fatti concreti, che promuovere l’uso comune del nostro patrimonio culturale e in generale degli spazi urbani è un’idea diffusa più di quanto si creda -commenta Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione-. Non solo: è ormai un’esigenza per le comunità locali e per i cittadini, una necessità e un’occasione di sviluppo che sottintende una diversa concezione di responsabilità e di azione pubblica”. La proprietà di ognuno dei 14 beni selezionati ha già stipulato un accordo con la Fondazione per concedere al soggetto responsabile della proposta di progetto selezionata e finanziata con il bando la disponibilità dell’immobile per un periodo di almeno 10 anni. In altre parole, l’ente proprietario dell’immobile permetterà la valorizzazione e l’utilizzo del bene senza conoscere preventivamente le attività che saranno realizzate all’interno né chi le realizzerà. 

Le partnership di progetto dovranno essere costituite da un minimo di tre soggetti, di cui almeno due appartenenti al terzo settore o al volontariato. Potranno inoltre essere coinvolte scuole, istituzioni, università, mondo economico e della ricerca. I proprietari dei beni non potranno prendere parte alla partnership. Le richieste di contributo non possono superare i 500 mila euro, con una quota massima del 50% per i costi di ristrutturazione e di restauro del bene.

 

Fabio Antonio Grasso