Il 7 settembre Lecce ha passato una notte d’inferno: 14 cassonetti della spazzatura dati alle fiamme in appena due ore, dalle 2 alle 4 del mattino. Un vero e proprio bilancio di guerra: una faida dell’immondizia per i più ironici, un attacco terroristico per i più allarmisti. Scartata l’ipotesi di una straordinaria catena di sfortunate coincidenze ignifere, è scattata la caccia ai colpevoli. Le opzioni più plausibili fanno capo a qualche bulletto del pizzo, a un manipolo di esagitati vandali piromani oppure a qualche cittadino esasperato dall’accatastarsi di rifiuti sotto casa. Eppure i numeri son tali da creare più di un sospetto e qualche agitazione.
Se, poi, si aggiunge il fatto che tutto è accaduto in poche vie di un unico rione e che il rione in questione è quello di San Pio, ecco subito tornare alla memoria vecchi fantasmi che sembravano ormai svaniti. Anche perché, pochi giorni fa e nelle stesse vie, è stata data alle fiamme un auto, mentre contemporaneamente esplodeva un ordigno dinamitardo contro un negozio d’abbigliamento. San Pio un tempo era una delle zone ad alto rischio della città, culla della microcriminalità e serbatoio inesauribile di fatti di cronaca nera. La zona è stata, poi, soggetta ad una diffusa riqualificazione sociale, complice anche l’aumento della densità abitativa di studenti universitari. Adesso, invece, i recenti fatti criminali destano la preoccupazione che il rione possa ricadere in una nuova situazione di allarme sociale. (G. D. M.)