Docente universitario e raffinato letterato, Pisanò è scomparso lunedì scorso a 65 anni. Con lui il Salento perde un solido punto di riferimento del panorama culturale locale
Se ne è andato nei giorni scorsi, Gino Pisanò. Era ricoverato da mesi a San Giovanni Rotondo. Il Salento perde così uno degli intellettuali più raffinati che abbia avuto nell’ultimo ventennio. Pisanò, classe ’47, era nato a Casarano. Dopo una laurea in lettere classiche conseguita a pieni voti si è subito tuffato nell’insegnamento nei Licei della provincia, fino ad arrivare all’Università di Lecce e alla cattedra di Storia delle Biblioteche all’interno della facoltà di Beni Culturali, nello stesso ateneo che lo ha visto brillante studente.
Pisanò lascia alla sua terra un patrimonio di oltre 300 pubblicazioni. Ma sbaglia chi pensa che la sua attività sia stata legata solo all’ambito universitario. Filologo, storico e letterato, ha saputo coniugare l’amore per il mondo accademico ad un’apertura totale verso il territorio, come dimostrano ad esempio le lezioni che spesso teneva presso l’Università Popolare di Galatina. Ha presieduto, dal 2000 al 2008, l’Istituto di Culture Mediterranee della Provincia di Lecce ed è stato nominato Ispettore onorario ai Beni Culturali dall’omonimo ministero. Numerosi i premi e i riconoscimenti che Pisanò ha ricevuto nella sua carriera, così come oggi sono numerosi gli attestati di cordoglio da parte dei suoi tanti ex studenti, dei docenti e degli uomini delle istituzioni che accanto a lui hanno lavorato in tutti questi anni. “Sei stato un grande amico ed una inesauribile fonte di conoscenza! Ci mancherai professore”, ha scritto un suo ex allievo su Facebook. “Mi piaceva ogni volta parlare con lui poiché sapeva ascoltare con attenzione i discorsi, che fossero fatti di parole oppure no… Aveva una sua leggerezza anche nell’affrontare gli argomenti pesanti”, racconta un altro studente.
Anche la vicepresidente e assessore alla Cultura della Provincia di Lecce Simona Manca ha voluto ricordare la figura di Pisanò, sottolineando come i suoi studi abbiano contribuito a dare un’identità al territorio salentino: “Personalmente mi mancherà quell’affettuoso rapporto umano che avevamo creato, fatto di collaborazione, rispetto reciproco dei ruoli, di un sempre prolifico e vivace scambio di idee e visioni. Ma mi conforta l’idea che uomini grandi come lui lascino un’eredità altrettanto grande a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di stargli vicino o, semplicemente, anche solo l’opportunità di conoscerli, per esempio, con la lettura di una delle sue opere”.
Stefano Manca