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A tutto gas

Dopo Trans Adriatic Pipeline arriva South Stream a insidiare le coste del Salento: con l’accordo raggiunto nei giorni scorsi tra Turchia e Russia sarebbe infatti Otranto il terminale di arrivo della megatubazione che, partita dal Caucaso, dovrebbe trasportare 63 milioni di metri cubi di gas in Europa. E se si pensa che ad Otranto è prevista -dal 2006- la realizzazione di un altro gasdotto, il Poseidon, sono già in tanti a preoccuparsi per i rischi che potrebbe correre il nostro ambiente naturale 
 
Sempre più gas, sempre più tubi nell’Adriatico. Dopo Trans Adriatic Pipeline è il momento di South Stream. È passata quasi sotto silenzio la notizia, arrivata negli ultimissimi giorni dello scorso anno, dell’accordo tra Turchia e Russia per il passaggio delle tubazioni di gas nel Mar Nero: una notizia di assoluto rilievo che interessa direttamente le coste salentine e in particolare la baia di Otranto. L’accordo è stato raggiuto ad Ankara  nella capitale turca fra il ministro dell’Energia Taner Yildis ed esponenti di Gazprom. 
La società South Stream nasce ufficialmente nel 2007, controllata da Eni e da Gazprom: la società italiana con l’obiettivo di ottenere i diritti di estrazione in Siberia, mentre l’impresa russa maggiore espansione nel centro Europa. L’idea è quella di evitare il passaggio, più comodo ma complicato dalle relazioni internazionali, attraverso l’Ucraina che, in passato, ha più volte bloccato l’approvvigionamento (oggi l’80% del totale) verso l’Europa. Ovviamente Kiev non l’ha presa bene: il ministro degli esteri Konstantin Grichtchenko ha definito South Stream un progetto non economico, ma politico: “La rete di trasporto del gas ucraina rimane la via più efficace di rifornimento di gas in Europa”. 
L’accordo ufficiale tra Eni e Gazprom è stato sancito il 15 maggio 2009, alla presenza dei premier Silvio Berlusconi e Vladimir Putin, tra gli amministratori delegati delle due società, Paolo Scaroni e Alexey Miller che hanno firmato il documento integrativo del memorandum d’intesa esistente, ribadendo l’importanza di un progetto dal respiro abbastanza ampio: una capacità di trasporto di 63 milioni di metri cubi di gas e una lunghezza di 3.600 Km di cui 900 in modalità off shore al di sotto del Mar Nero. Ed è stata proprio la  contrattazione con Ankara a rallentare le modalità operative del progetto condiviso oltre che da Gazprom anche da Eni, dalla Edf francese e dalla tedesca Wintershall. 
A fine dicembre scorso arriva la svolta, con la Turchia che, di fatto, ha dato il via libera al passaggio dell’impianto nelle acque del Mar Nero, attraverso un accordo tra il Governo di Ankara e quello russo, basato, secondo indiscrezioni, su un prezzo più favorevole per la fornitura di gas. Quindi Gazprom potrebbe decidere di portare il percorso del gasdotto fino ai confini italiani, arrivando a Otranto ed abbandonando il progetto alternativo di terminare la linea nell’hub austriaco di Baumgarten. 
Ufficialmente, però, il tracciato della parte europea non è stato ancora definito. La capacità del gasdotto inizialmente prevista era di 31 miliardi di metri cubi all’anno; successivamente, con la firma del secondo addendum al memorandum di intesa, è più che raddoppiata arrivando a 63 miliardi di metri cubi all’anno. Il progetto, che dovrebbe essere completato a questo punto entro il 2015, è in concorrenza con quello del gasdotto Nabucco che, escludendo la Russia, dovrebbe trasportare il gas dal Caucaso all’Europa occidentale, passando attraverso la Turchia e i Balcani. 
 
 
L’energia che viene da lontano

L’idea di liberarsi dalla schiavitù del petrolio non è nuova e il combustibile più gettonato dai governi per sostituire l’oro nero sembra essere il gas naturale. Solo che alle vecchie tubature già operative da decenni si stanno affiancando altre infrastrutture, alcune solo in fase di progetto altre invece già molto avanti nella costruzione e posa in opera. I problemi sono come sempre di natura politica: l’attraversamento con le condutture di uno stato sovrano comporta accordi commerciali che dipendono dalle buone relazioni. 
Il vecchio gasdotto detto “della fratellanza” che attraverso l’Ucraina rifornisce l’intera Europa del gas russo non se la passa bene proprio per i cattivi rapporti di Mosca con Kiev. Sono notorie le ripetute minacce di sospendere la fornitura lanciate dallo stato ucraino: per questo motivo l’Unione Europea vorrebbe trovare percorsi alternativi e meno instabili dal punto di vista geopolitico. L’alternativa sono i gasdotti provenienti dall’Africa e cioè il Transmaghreb dall’Algeria alla Spagna, il TransMed dal Sahara algerino, lungo 2mila chilometri, che porta in Italia circa 25 miliardi di metri cubi all’anno e il Greenstream, attivo dal 2004, che porta 8 miliardi di metri cubi di gas all’anno dalla Libia fino a Gela. 
In cooperazione con la Russia i due gasdotti gemelli in fase di realizzazione, il North Stream e il South Stream, che interessa maggiormente il Salento. Il North Stream, in parte sottomarino, parte dal Mar Baltico e porterà 27,5 miliardi di metri cubi all’anno diretti in Germania, con l’opzione per salire a 55. Il gasdotto, detto anche baltico, evita l’Ucraina fornendo la sicurezza del rifornimento almeno per la Germania. Ma l’Unione Europea vorrebbe, se possibile svincolarsi, anche della Russia attraverso una rete proveniente dal Medio Oriente: il progetto Nabucco, in fase di realizzazione, prevede un gasdotto dalla lunghezza di 3.500 chilometri che dovrebbe portare 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno non solo dal Caspio, ma anche da Iran e Qatar, evitando di passare per zone controllate dalla Russia. Questo gasdotto è in concorrenza con il South Stream. 
Non si può tralasciare di segnalare anche l’interconnessione Turchia-Grecia-Italia, che dovrebbe trasportare fino al golfo di Otranto 10 miliardi di metri cubi all’anno di gas dal Mar Caspio. Il primo tratto, già realizzato, dalla Turchia alla Grecia si chiama Itg. Il secondo tratto, è sottomarino e arriverà dalla Grecia a Otranto; si chiama Igi o anche Poseidon. Proprio in questi giorni si è parlato di una fusione tra Itg e Nabucco.