Il Salento non è solo terra di vino: da anni si producono ottime birre artigianali che niente hanno da invidiare alle più blasonate “bionde” e “rosse” tedesche o inglesi, riscuotendo sempre più successo tra i turisti e i frequentatori della movida. Un settore, quello dei microbirrifici, in pieno fermento che, nonostante la crisi, ha scelto di investire sulla qualità dei propri prodotti
In birra veritas, verrebbe da dire. Sì, perché in questi ultimi anni il nostro Salento non si è fatto conoscere solo per l’alta qualità dei suoi vini bianchi, rossi e rosati ma anche per l’altrettanto elevata qualità delle sue birre bionde e rosse. E, rigorosamente, artigianali. Convenzionalmente, per “birra artigianale” si intende una birra non pastorizzata, non filtrata, ad alta fermentazione e creata da un birrificio che mantiene la produzione al di sotto dei 10mila ettolitri, c.d. “microbirrifici”. In particolare, secondo i dati di Assobirra, quello dei birrifici artigianali è un business in continua crescita in Italia, nonostante il calo dei consumi dovuto alla crisi: nel 2004 erano poco più di una trentina (con una percentuale dello 0,2% sul totale delle vendite), mentre oggi nel nostro Paese si possono contare circa 550 aziende (toccando il 2,8%) tra microbirrifici e brewpub, i locali che vendono la birra prodotta da loro. Una nicchia di mercato di tutto rispetto, che dà lavoro a circa 136 mila persone e che solo nel 2013 ha saputo creare mille posti di lavoro; ai ruoli di comando quasi sempre imprenditori con meno di 40 anni, che hanno saputo trasformare in business la loro passione. Unico punto negativo del produrre birra artigianalmente è la (solita) pressione fiscale molto elevata dovuta alle accise (in Germania sono quattro volte inferiori alle nostre) e all’Iva al 22%, senza dimenticare i costi elevati dell’energia e la burocrazia.
In Italia si producono complessivamente 300mila ettolitri di birra artigianale all’anno, 20mila dei quali rappresentano la quota dell’export. Ma non è solo una questione di numeri: a vincere, soprattutto nelle grandi fiere nazionali e internazionali, è la qualità delle birre nostrane ad esse premiata spesso a scapito dei più blasonati produttori tedeschi e inglesi. E i microbirrifici salentini non fanno eccezione, nonostante il nostro territorio arrivi più tardi rispetto a regioni come la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia Romagna nelle quali hanno sede la maggior parte delle imprese del settore. In Salento esistono realtà consolidate come B94 a Cavallino, Birra Salento e Birrificio Leverano, ai quali si affiancano realtà più giovani come Myur a Poggiardo.
Una cosa è certa: le birre artigianali salentine piacciono sia ai salentini, che nelle serate della movida gradiscono consumare soprattutto le bionde, e ai turisti, che hanno modo di scoprirle grazie soprattutto alle sagre estive e ad eventi come il Mercatino del Gusto. Quest’ultimo in particolare da qualche anno propone, oltre alla “Piazza del vino”, la “Via della birra”, vera e propria vetrina per le birre artigianali a dimostrazione dell’attenzione riservata dagli addetti ai lavori a questo settore in costante crescita.
Una realtà in fermento
Anche il Salento, terra ricca di fermento creativo ed imprenditoriale, non ha resistito alle sirene della birra artigianale, realizzando, in poco tempo, prodotti di alta qualità e molto apprezzati dagli intenditori.
Uno dei pionieri del genere è stato sicuramente Raffaele Longo, leccese talmente appassionato di birra da studiarne tutte le caratteristiche sin dal 1992, farne oggetto della tesi di laurea, prima di procedere ai tentativi di birra fatta in casa che avrebbero, successivamente, dato vita alla B94 (dall’anno di inizio della produzione), realizzata poi in birrificio sin dal 2008. Una serie di riconoscimenti come la medaglia d’oro al Bruxelles Challenge del 2013 con “Terrarossa” hanno portato Raffaele Longo e B94 ad essere punto di riferimento per i birrifici artigianali di tutta la Puglia: “Il settore è in crescita, ha un trend molto positivo -riconosce Longo-. Sta crescendo la richiesta da parte dei consumatori, ma anche la cultura del bere una buona birra artigianale. Nonostante l’improvvisazione e il pressappochismo di tanti si assiste ad un bel turn over di birrifici aperti in tutta Italia, così come in Puglia”.
Dai primi tentativi di Teo Musso, vero e proprio guru del settore, che con il suo birrificio Baladin in provincia di Cuneo ha portato la birra artigianale ad alti livelli, di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Proprio dalla stretta collaborazione con Musso, con cui c’è forte sintonia su progetti e ricette nuove, nasce anche Birra Salento a Leverano che da cinque anni ha introdotto sul mercato tre birre che hanno avuto un ottimo riscontro presso i consumatori come “Beggia”, “Pizzica” e “Taranta”. Tre nomi, un unico, fortissimo legame con il territorio come da 25 anni a questa parte accade con Mebimport, anch’essa nata dall’intuizione di Maurizio Zecca: “Le birre artigianali come le nostre stanno avendo una forte espansione sul mercato, considerando anche che si tratta di prodotti più esclusivi rispetto a quelli commerciali. Tutto questo va ad incidere positivamente sulla diffusione della cultura birraia con tanti appassionati che iniziano a chiedere birre artigianali proprio perché iniziano a riconoscerne e ad apprezzarne le peculiarità”.
Su un posizionamento più particolare, senza dubbi più popolare, si colloca, invece, un altro beer firm (ossia un’azienda che “prende in affitto” gli impianti altrui per produrre birra a proprio marchio e con propria ricetta) di Leverano, la “Birrozza” di Carlo Paladini, giovane agronomo che ha tirato su la propria azienda vincendo il bando di Principi attivi della Regione Puglia e ora fa della birra il suo core-business: “Quello a cui punto io è più un target giovanile così come si evince anche dalla scelta del nome: sia la bionda che la rossa hanno colori molto frizzanti ed etichette semplici che hanno permesso alla “Birrozza” di essere leader in Salento e in Puglia come numero di bottiglie distribuite. Bar, pub, locali iniziano a vendere questi prodotti, specie nel periodo estivo”.
Ultimo nato nel contesto delle birre artigianali è il beer firm Myur di Poggiardo che, grazie alla sapienza di un mastro birraio bavarese, in appena due mesi ha conquistato ampie fette di mercato in diverse parti della Penisola: “Era un’idea che avevamo da anni -spiega uno dei due soci, Damiano Merico– e adesso ci siamo inseriti in questo mercato tutto sommato ancora vergine. Qui da noi la birra artigianale non è ancora apprezzata quanto nel Settentrione dove ormai questa tendenza è esplosa alla grande”.
Alessio Quarta