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A Gallipoli la crisi economica “cancella” il Carnevale

Cade nel vuoto anche l’appello lanciato da Vincenzo Barba, che annunciava: “Salviamo la rassegna, mi faccio carico del 50% delle spese” 
 
Sarebbe dovuta essere la 71esima edizione, invece niente. Parliamo del Carnevale di Gallipoli. L’Associazione che si occupa dell’evento si arrende e attraverso il suo presidente, Gino Cuppone, annuncia di cancellare l’evento. Infatti gli oltre 100mila euro necessari per organizzare la sfilata dei carri, ogni anno puntualmente sborsati da Comune e vari sponsor privati, stavolta non potranno essere elargiti. La causa è presto individuata: gli enti locali navigano in cattive acque e “vittima” illustre di questa crisi che attanaglia l’Italia sarà anche la suggestiva carovana allegorica in riva allo Ionio. 
La cosa non è andata giù al parlamentare gallipolino Vincenzo Barba. Il facoltoso petroliere si è infatti proposto di sborsare la metà della somma necessaria pur di non privare la città della gloriosa kermesse. “Non si può immaginare Gallipoli senza le sfilate del Carnevale, che fanno parte delle nostre tradizioni”, ha ammonito Barba. In effetti, il Carnevale di Gallipoli è uno degli eventi culturali di punta non solo di Gallipoli e del Salento, ma dell’intero sud Italia. E quest’anno gli artisti della cartapesta non ce la fanno a sostenere da soli i costi onerosi che l’allestimento dell’evento comporta. Per far fronte a questa situazione si era pensato anche di affidare l’organizzazione dell’evento ad un’agenzia esterna che si sarebbe accollato tutte le spese necessarie.
Il relativo bando è scaduto lo scorso 15 dicembre, e nessuno si è fatto avanti. “Uniamoci per finanziare l’evento”, aveva proseguito Barba, lanciando un appello agli imprenditori salentini e ai commercianti della città. Un invito però caduto nel vuoto. 
Nel frattempo i cittadini non ci stanno affatto a dare una colorazione politica alla storica rassegna, e anche loro, come lo stesso Barba ha sottolineato più volte, invitano la classe politica tutta a impegnarsi per la città. A parte però moniti e appelli, la situazione rimane complicata. Anzi, il rischio è che lo stop forzato duri ben più di un anno. Sembra di rivivere le stesse preoccupazioni di quando, nel recente passato, era il Premio Barocco a rischiare di scomparire. Anche in quel caso un intervento economico di Vincenzo Barba a sostegno della “creatura” di Fernando Cartenì fece rientrare la vicenda. 
Si rincorrono dunque idee e soluzioni per salvare il Carnevale. Tra le varie proposte c’è quella di creare una Fondazione ad hoc, che potrebbe godere anche dei finanziamenti di enti istituzionali a vari livelli, come già accade per altri eventi di punta della cultura salentina. Una soluzione tampone potrebbe essere anche quella di spostare la rassegna al periodo estivo: così facendo ci sarebbe ancora qualche mese di tempo per riorganizzarsi al meglio. Ma, ad oggi, la speranza che Corso Roma e dintorni tornino a popolarsi di maschere, costumi e sorrisi è ridotta al minimo. E, purtroppo, non è uno scherzo di Carnevale. 
 
 
La rabbia dei commercianti: “Improvvisazione e politiche sbagliate” 
 
“La disfatta del Carnevale di Gallipoli è una delle tante dimostrazioni di incapacità amministrativa, presente e passata”. Non usa mezze parole Cosimo Corciulo, ex presidente dell’Associazione dei Commercianti di Corso Roma e dintorni. Una rabbia comprensibile, visto che l’economia cittadina di certo avrebbe tratto giovamento dalla riconferma di un evento simile. Corciulo sottolinea anche come i commercianti della città non si siano mai tirati indietro quando c’era da intervenire economicamente. 
“Abbiamo sempre dato una mano -ricorda Corciulo- nella realizzazione del Carnevale, attraverso l’acquisto di coppe, trofei o direttamente con contributi economici. Ma il nostro intervento può essere utile ad integrare, non possiamo certo fare a meno delle risorse pubbliche!”. La soluzione? L’ex rappresentante dei commercianti, titolare di un’attività in centro, non ha dubbi: “Evitare di intervenire nell’emergenza. Pianificare attentamente gli eventi culturali. E soprattutto si abbia l’umiltà di copiare esperienze riuscite come la Notte della Taranta di Melpignano o la Focara di Novoli, dove amministratori attenti e capaci sono riusciti a valorizzare eventi che hanno ottenuto un’eco mondiale”. 
 
Stefano Manca