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A difesa dei colori bianconeri

In programma a Maglie per sabato 22 maggio un convegno organizzato da alcuni tifosi juventini per fare chiarezza sulla inchiesta di Calciopoli e difendere la Juventus dalle accuse di cui è stata protagonista

 
Calciopoli è tornata in auge e così un gruppo di tifosi juventini ha organizzato per il 22 maggio alle 18.30 un convegno a Maglie (presso l’Auditorium “Cezzi”) per dimostrare l’ingiustizia subita dalla loro squadra del cuore. Tifosi come quelli “rancorosi e di serie C” definiti da Cobolli Gigli. All’incontro parteciperanno il giornalista Gigi Moncalvo, gli avvocati Antonio Molentino e Attilio Di Bari, e Mirko Stefanelli. Probabile anche la presenza di Salvatore Cozzolino, coordinatore dei piccoli azionisti della Juventus, e di qualche vecchia gloria bianconera. 
Questa iniziativa nasce dalla volontà di fare chiarezza sull’inchiesta di Calciopoli, alla luce anche di ciò che è emerso recentemente. Secondo questi tifosi, nel 2006 la giustizia sportiva è stata troppo frettolosa, a differenza di altre inchieste (passaporti falsi, plusvalenze gonfiate, bilanci falsificati). Ciò si riscontrerebbe anche nella scelta di commissariare la Figc con Guido Rossi, ex consigliere di amministrazione dell’Inter, società maggiormente beneficiaria dei verdetti. Al processo si contesta l’abolizione di un grado di giustizia, la rimozione dell’intero collegio giudicante della Figc e la sostituzione con giudici di fiducia del commissario Rossi. A parere dei tifosi l’indagine era mirata a individuare un colpevole e cercare di incastrarlo, come dimostrerebbero le 171mila intercettazioni venute alla luce ultimamente, tenute nascoste dal procuratore Palazzi e negate nell’esistenza dal pm Narducci, che coinvolgono altri club sportivi. Non mancano frecciate alla proprietà, accusata di non essersi difesa adeguatamente, forse per liberarsi di quei dirigenti troppo ingombranti. Inoltre, in quel periodo ci fu un avvicendamento ai vertici della Fiat e le redini furono presi da Gabetti e Grande Stevens, amici proprio di Guido Rossi e Tronchetti-Provera. 
Sotto accusa soprattutto la sentenza che condanna la Juventus per i rapporti intrattenuti dai suoi dirigenti con designatori e organi federali, violando l’art. 1 del Codice di Giustizia Sportiva (lealtà sportiva). La stessa federazione, però, incoraggiava i designatori a questi comportamenti in maniera da tenersi buoni i vari dirigenti. In più, la sentenza non ha stabilito alcun illecito sportivo e per condannare la Juve sono giunti all’illecito strutturato: questi comportamenti sono stati trasformati in una serie di comportamenti antisportivi che reiterati nel tempo sono stati considerati violatori del art. 6 (illecito sportivo, appunto). La stessa contiene poi il controsenso che i rapporti tra Juve, designatori e organi federali hanno alterato il campionato senza che però venisse alterato nessun risultato. Secondo la sentenza, infine, i sorteggi arbitrali non erano alterati, ma venivano effettuati da un giornalista scelto da altri giornalisti e in presenza di notai, non chiamati però a deporre.
Ultima puntata, poi, le contraddizioni dell’accusa, caduta definitivamente in sede di controesame. Questo gruppo chiede quindi una giustizia sportiva più equa, soprattutto da quanto emerso dalle ultime intercettazioni, restituendo gli scudetti revocati e cancellando la retrocessione in serie B o colpendo allo stesso modo anche quelle squadre che hanno tenuto gli stessi comportamenti di cui è stata accusata la Juventus, le cui vittorie sul campo non sono mai state messe in discussione. 
 
Alessandro Chizzini