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A caccia di petrolio nel mare della “Città Bella”

Anche lo specchio d’acqua di fronte a Gallipoli potrebbe essere oggetto dalle ricerche della Northern Petroleum a partire dal 2012 
 
La denuncia arriva da due associazioni di volontariato, “Folgore” e “Demetra”: alcune società petrolifere straniere hanno presentato ai Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico le istanze di permesso per la ricerca di idrocarburi in mare. Una di esse, l’inglese Northern Petroleum, ha annunciato di aver già ottenuto dal Governo italiano i necessari permessi. L’individuazione dei siti utili alle trivellazioni partirà all’inizio del 2012. 
Il metodo usato per questo tipo di operazioni, è bene ricordarlo, consiste nell’utilizzo di air gun, ovvero cannoni pneumatici che sparano onde acustiche sui fondali per valutare la risposta sismica. È una decisione che mette in serio pericolo anche il mare di Gallipoli, non solo perché tali ricerche danneggerebbero flora e fauna marine. C’è da considerare infatti che i fondali del basso Adriatico “custodiscono” circa 20mila bombe chimiche, oltre al pericoloso carico dei relitti affondati negli ultimi venti anni. Tra questi vi è sicuramente la nave “Lira”, affondata il 25 settembre 1997 a soli cinquecento metri dal porto di Gallipoli, nel quale doveva attraccare, e il cui carico rimane ad oggi sconosciuto. 
Inoltre l’invidiabile mare Ionio rischierebbe di “ospitare” tonnellate di sostanze tossiche, anche a causa di una legge nazionale che consente le estrazioni petrolifere a sole cinque miglia dalla coste. Vari studi hanno dimostrato che le perdite delle piattaforme petrolifere possono avere effetti dannosi sulla sopravivenza di alcune specie animali e che i sedimenti delle piattaforme possono subentrare nella catena alimentare. Sarebbe un duro colpo per l’economia gallipolina a vocazione turistica. Su questa vicenda hanno promesso il loro impegno tra le istituzioni, oltre alle parlamentari Adriana Poli Bortone e Teresa Bellanova, anche l’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro. Nel frattempo il Consiglio regionale pugliese nell’agosto scorso ha presentato a Camera e Senato una proposta di legge per vietare la ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nell’Adriatico, applicando tale divieto anche ai procedimenti già autorizzati. 
 
Stefano Manca