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Le coste del Salento negli “scritti di luce” di Michele Mainardi

L’incantevole paesaggio costiero salentino che il professor Mainardi racconta attraverso immagini storiche, memorie di un passato col quale costruire il presente e il futuro
 
Il litorale costiero salentino; forse il principale elemento di attrazione e sviluppo economico del nostro territorio; scorci paesaggistici e naturali dalla bellezza indiscussa e riconosciuta a livello nazionale e non solo. Come si presentavano, però, le nostre coste prima della diffusione dei mezzi di comunicazione di massa? Quale era l’aspetto del litorale salentino durante il periodo precedente il boom economico? Se lo è chiesto il professor Michele Mainardi nel suo ultimo lavoro editoriale denominato proprio Le coste del Salento (Edizioni Grifo), volume realizzato con il contributo del Collegio Provinciale Geometri e Geometri Laureati di Lecce. 
Le principali fonti di informazioni scelte da Mainardi per trattare le trasformazioni del nostro paesaggio costiero sono state le fotografie, 105 splendide e suggestive immagini in bianco e nero che il professore vuole far “parlare”. D’altronde, il sottotitolo dell’opera, Racconti di immagini, esprime perfettamente questo concetto. Le 105 immagini prescelte dall’autore sono infatti commentate, una ad una, nella prima sezione del libro. Sono fotografie che illustrano un immaginario viaggio che da Torre Rinalda (Casalabate) giunge fino a Punta Prosciutto, al confine con la provincia di Taranto. Parte delle immagini riprodotte nel volume sono il frutto del lavoro di fotografi professionisti come Campagnoli, Guido e Palumbo; altre immagini appartengono a fotografi amatoriali o dilettanti, rintracciate in varie biblioteche comunali e presso studi di fotografi locali. 
Le rappresentazioni dell’opera di Mainardi raccontano, ad esempio, di come, fino alla fine degli anni ’50, il cavallo col carretto era il mezzo principale con il quale raggiungere le coste e spiegano l’assenza in quell’epoca del concetto di “balneabilità”: la maggior parte dei nostri paesi non aveva infatti comode vie di comunicazione con il mare, ma solo piccoli sentieri e strade impervie. La costa era infatti considerata repulsiva: quella bassa e sabbiosa era infatti portatrice di malaria, soprattutto l’area compresa tra Casalabate e le attuali Cesine, all’epoca caratterizzata da stagni permanenti e temporanei. Alcune delle immagini scelte da Mainardi parlano invece di importantissimi momenti storici sia per il nostro litorale, sia per il Salento nella sua interezza; la più vecchia delle foto, ad esempio, datata 1904, rappresenta la costruzione del porto di Tricase con la supervisione del celebre Codacci Pisanelli. 
Con queste fotografie, Michele Mainardi ha voluto non solo raccontare la storia delle coste del Salento, ma ha voluto evidenziare il dialogo esistente tra paesaggio e fotografia, figlio della celebre tradizione campana e napoletana, e come nasce la fotografia di paesaggio in Terra d’Otranto, di cui il primo esponente è Giuseppe Palumbo, autore di molte delle immagini scelte da Mainardi per dare corpo alla sua opera. Palumbo capì l’importanza della “costruzione delle fotografie” e molti sono gli esempi contenuti nel volume; la posa dei soggetti inquadrati o la particolare angolatura scelta nel fotografare alcuni spicchi di paesaggio non sono mai lasciti al caso negli scatti di Palumbo; si tratta di immagini che infatti devono “raccontare” aspetti della nostra storia e che quindi devono essere “lette” e non “guardate”. Dal suo lavoro deriva infatti anche “uno spaccato, metodologicamente sostenuto, sulle dinamiche dei litorali delle due magnifiche costiere della nostra provincia del Sole”, come ha spiegato nella presentazione del volume il presidente del Collegio dei Geometri della Provincia di Lecce, Eugenio Rizzo. 
L’opera di Mainardi vuole essere un volume in grado di far parlare le emozioni; vuole essere un contenitore di immagini che l’autore definisce “scritti di luce” da sfogliare con passione e che spera vengano “lette” soprattutto dai più giovani, coloro che non possono conoscere la toponomastica degli antichi luoghi. Mainardi invita a lasciarsi “trasportare da una percezione visiva che il racconto accompagna, ma non dirige”. Imparando a leggere le immagini di questo libro, si può capire quanta strada hanno percorso per arrivare ad oggi, perché, come afferma lo stesso Mainardi, “guardando al passato, si costruisce il presente e si immagina il futuro”. 
 
Alessandro Chizzini