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A Brindisi fischiati i politici. E applauditi gli studenti

La gente angosciata per quanto accaduto non ha gradito troppo le rassicurazioni delle autorità intervenute, ma si è commossa ascoltando i rappresentanti dell’Unione degli Studenti
 
Non c’è consolazione per la perdita di un figlio. Non c’è comprensione. Non c’è parola. La tragedia consumata sabato a Brindisi, costata la vita alla piccola mesagnese Melissa Bassi, è il ritratto perfetto di un Paese che si sfalda giorno dopo giorno, ora dopo ora. È amaro rileggersi sulle pagine di quotidiani nazionali, fa quasi vergogna ritrovarsi in tv, protagonisti dell’ennesimo caso di orrore che, in una mattina come tante, ha deciso di fare sponda proprio qui, nel nostro territorio. Bisogna dunque ripartire dall’Istituto Morvillo-Falcone per comprendere. E non sono piaciute le passerelle politiche, non sono piaciute le ‘telenovele’ mediatiche da giornalismo ‘dopo Avetrana’. 
“Lo Stato deve vincere. Per questo lunedì bisogna tornare sui banchi di scuola, tutti insieme, perché questo Paese conoscerà il suo futuro più grande nei nostri giovani”, ha spiegato alla folla il Ministro all’Istruzione Francesco Profumo. Parole che Brindisi ha ascoltato, parole che Brindisi non ha amato, “perché è demagogia politica parlare di futuro in questa terra”, in questo Sud dei Sud, dimenticato da tutti, dimenticato dalla politica centrale.  
Le contestazioni hanno colpito Profumo, e poi Ferrarese, Consales, senza distinzione, e hanno colpito persino monsignor Rocco Talucci, arcivescovo della diocesi di Brindisi-Ostuni. Ma la piazza ha protestato il sistema, non il singolo. La piazza, la gente, è stufa e ha paura. È per questo che gli unici applausi sono arrivati per gli interventi degli studenti dell’Istituto mutilato e, in particolare, per la giovane rappresentante dell’Unione degli Studenti Martina Carpani che si è fatta sentire con la sua verità, quella d’innocente, di disinteressata: “La scuola è sempre stata una zona franca. Così credono di controllarci ma si sbagliano”.
E sono stati proprio i ragazzi i veri ‘sconfitti’ di questa tragedia, non i politici, non i ministri. Sono loro che difficilmente dimenticheranno quanto accaduto, sono loro che penseranno che se la scuola non è più nemmeno sicura, allora, che senso ha continuare ad andarci. 
E non ci è piaciuta la passerella dei politici sul palco del cordoglio alla famiglia in lutto. Non ci sono piaciuti i riflettori puntati addosso. “La lotta alla criminalità si fa ogni giorno nei territori, la lotta alla ‘mafia’ si fa soprattutto a Roma” ha dichiarato Don Ciotti. Il resto è vetrina mentre il dolore, quello vero, si consuma all’ombra dei riflettori e quando conosce la luce, spesso, è già troppo tardi.
 
Alessandra Caiulo