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A Borgo San Nicola risarcito un detenuto per “danno esistenziale”

Sentenza storica del Tribunale di Sorveglianza di Lecce che, per la prima volta in Italia, condanna un’amministrazione carceraria per le cattive condizioni di vita in prigionia 
 
Il carcere non solo come domicilio coatto per espiare i reati di una vita, ma anche come luogo deputato a riabilitare socialmente i soggetti deviati. Ma la sentenza del giudice di Sorveglianza di Lecce, Luigi Tarantino, apre gli occhi sulla distanza che esiste ancora oggi tra idee e realtà. È di questi giorni, infatti, la notizia della condanna dell’amministrazione penitenziaria di Borgo San Nicola a risarcire un detenuto straniero ventottenne (in carcere per furto aggravato), che aveva presentato ricorso a giugno per le pessime condizioni della propria prigionia. 
Un’evoluzione sorprendente, che potrebbe aprire uno scenario interessante nel dibattito di merito. Sono i numeri, però, a parlare chiaro e a rendere evidente quello che, da ormai diversi anni, è di dominio pubblico: carceri sovraffollate e condizioni di vita al limite della dignità delle persone. Nello specifico, dentro una cella di appena 10 metri quadrati, si trovano tre detenuti (nonostante la stessa sia stata realizzata per ospitarne solo uno); all’interno, poi, un letto a castello a tre piani, con l’ultima branda a 50 centimetri dal soffitto, il bagno senza finestra esterna, una porta blindata chiusa per circa 20 al ore al giorno, un armadietto, un tavolo, tre sedie, un lavandino. 
A Borgo San Nicola, i dati del sovraffollamento sono davvero incredibili: 1.700 detenuti a fronte di una capienza di 700 totali previsti, con una percentuale di sovraccarico del più 107,4%. Secondo il magistrato giudicante, si sono verificate “lesioni della dignità umana, intesa come adeguatezza del regime penitenziario, soprattutto in ragione dell’insufficiente spazio minimo fruibile nella cella di detenzione”: disposto, in favore del recluso, un risarcimento di natura economica dei danni non patrimoniali a carico dell’amministrazione penitenziaria per 220 euro. Un precedente che permetterà al detenuto di ricorre al “suo” giudice di sorveglianza, piuttosto che alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Nel frattempo, sono stati già presentati altri 40 ricorsi. 
 
Mauro Bortone