A causa di uno scaricabarile in atto tra Regione, Provincia e Asl, nelle scuole superiori del Salento mancano gli assistenti alla persona e i genitori sono costretti a farsi carico dei disagi
Un problema particolarmente complesso e spinoso sta interessando gli istituti scolastici superiori del territorio e non solo, dato che le segnalazioni arrivano da tutta Italia. Si tratta dell’insufficienza -e in molti casi della vera e propria mancanza- dell’assistente alla persona, figura fondamentale per gli studenti affetti da disabilità i quali, data la loro condizione, sono sempre più spesso al centro di disagi e criticità. Si tratta di una situazione che di fatto si verifica tutti gli anni e che è stata compromessa dall’entrata in vigore della riforma Delrio la quale, formalmente, ha trasformato le Province in enti di secondo livello e, nei fatti, ha reso incompiuta una possibile definizione di competenze e responsabilità.
La situazione a Lecce è stata evidenziata in tutta la sua complessità da Maria Luisa Rotondo, madre coraggiosa e determinata a porre in risalto le tante contraddizioni che caratterizzano la questione e che molto hanno a che vedere con le lungaggini e i nodi burocratici che spesso paralizzano l’azione degli enti e dei privati: “I nostri figli -afferma Maria Luisa- l’11 settembre scorso hanno cominciato l’anno scolastico nonostante l’assenza di una figura per loro indispensabile: l’assistente alla persona. Essa ha il compito di salvaguardare e controllare le autonomie raggiunte dai nostri ragazzi, di favorirne di nuove e anche di far loro espletare le funzioni igieniche essenziali. Questo problema, per ciò che mi riguarda, esiste da quando mia figlia ha cominciato quattro anni fa a frequentare la scuola superiore ed è andato via via aggravandosi con la dismissione delle Province, precedentemente titolate ad occuparsi della nomina di queste figure. È in atto uno scaricabarile tra Regione, Provincia e Asl -sottolinea-. L’anno scorso la Regione Puglia ha fornito alla Provincia i finanziamenti necessari alla nomina. La Provincia, a sua volta, ha provveduto a far giungere questi finanziamenti ai dirigenti degli istituti scolastici, dando loro incarico di assumere e retribuire queste figure per un servizio che è cominciato, comunque, abbondantemente in ritardo rispetto all’inizio dell’anno scolastico. Quest’anno, invece, le Province hanno indetto una gara d’appalto per l’assegnazione dell’incarico a una cooperativa. Va precisato che la gara che si è conclusa pochi giorni fa, dunque ad anno scolastico abbondantemente iniziato. L’assessore della provincia, Paola Mita, ha dichiarato pubblicamente che avrebbero tamponato i casi più gravi e che il servizio sarebbe partito il 2 di ottobre, ma questo, purtroppo, non è accaduto”.
Maria Luisa Rotondo è un fiume in piena quando parla di sua figlia: “Mia figlia è attualmente ancora sprovvista di assistente e ha difficoltà, quindi, espletare le funzioni fisiologiche e a fare la ricreazione data la sua difficoltà nella gestione autonoma dell’alimentazione. Le è, quindi, precluso uno svolgimento normale delle attività scolastiche e personali all’interno dell’istituto. Quest’anno affronterà l’esame di Stato, ma, intanto, quello che posso dire è che ad oggi mia figlia arriva alla sesta ora accusando, naturalmente, comprensibili malori. Riconosco l’impegno dell’istituto scolastico frequentato da mia figlia: negli anni tutto il personale ha cercato di aiutarci a fronteggiare la situazione, ma ovviamente noi esigiamo il rispetto dei diritti del malato e, quindi, la nomina di personale formato appositamente per la cura e il sostegno dei ragazzi. Noi genitori -aggiunge- stiamo facendo il possibile per assistere i nostri figli all’entrata e all’uscita da scuola. I ragazzi, però, restano scoperti per le restanti ore e per gli spostamenti dalle classi alla palestra, per esempio. Durante la gita scolastica dello scorso anno -conclude Maria Luisa-, io ho provveduto autonomamente a reclutare un’assistente per il viaggio di mia figlia, a mie spese, perché non volevo che lei sentisse alcun tipo di differenza o di esclusione rispetto al resto della classe”.
Ma nelle scuole pugliesi mancano anche insegnanti di sostegno
La situazione sembra estendersi all’intero territorio nazionale e sembra riguardare non solo la figura degli assistenti alla persona, ma anche la categoria degli insegnanti di sostegno. A causa di quest’insufficienza, infatti, studenti con disabilità grave sono costretti a cedere ore in attesa dei supplenti -spesso laureati ma non ancora abilitati- che si sono offerti di prestare servizio tramite messa a disposizione. Pertanto si tratta, in alcuni casi, di docenti non formati appositamente per il ruolo di sostegno.
Nonostante le soluzioni previste e più volte annunciate dal Ministero della Pubblica Istruzione (come l’avvio per il 2018 dei corsi di specializzazione per la formazione di nuovi insegnanti di sostegno) la situazione, però, resta critica e paradossale: insegnanti in possesso della specializzazione di sostegno non trovano posto nella propria provincia e, allo stesso tempo, non possono inviare domanda di messa a disposizione in un’altra provincia in cui vi sia disponibilità, a causa del vincolo imposto dal Miur nella famosa circolare del 29 agosto di quest’anno.
Il paradosso si rafforza dal momento che questa circolare sembra sancire la condizione per cui resta preferibile che l’alunno sia seguito da un insegnante non specializzato e non formato, piuttosto che approdare alla mobilità regionale. Fra le città con situazioni di emergenza, spicca il caso di Milano: il direttore dell’Ufficio Scolastico regionale afferma, infatti, che la richiesta in regione era di 11.500 docenti di sostegno. Questo avrebbe, dunque, comportato una mole di assunzioni pari a 4.500 unità, ma le candidature regolari si sono attestate solo intorno alle 450 unità.
La situazione non è migliore in Puglia: l’inizio del “calvario scolastico” che colpisce i genitori e gli stessi studenti disabili è testimoniato dalle molteplici segnalazioni giunte anche dal barese. Sono numerosi i genitori che si rivolgono alle autorità per cercare di dirimere la situazione. Un problema che si ripresenta puntuale ogni anno e che, appena un anno fa, portò un gruppo di genitori a protestare davanti alla Presidenza della Regione per la mancata assistenza e il mancato trasporto dei ragazzi.
Questo ha fatto sì che il caso dell’insufficienza degli insegnanti di sostegno venisse ribattezzato dalla stampa nazionale “la beffa dei 47mila professori”. Su 150mila insegnanti di sostegno, infatti, ogni anno un terzo delle unità viene nominata a inizio anno da sentenze di tribunali e decisioni amministrative. Così il fabbisogno stimato per regione finisce col non corrispondere alle esigenze reali degli studenti, con una conseguente grave violazione del diritto allo studio per tutti.
Patrizia Miggiano