Esce il 27 ottobre il nuovo album del Canzoniere Grecanico Salentino, un travolgente ed emozionante “raccolto di canzoni”
Col cuore ancorato al Salento, ai suoi ulivi secolari e alla sua tradizione di terra e di mare, il CGS si proietta con Canzoniere, il suo nuovo lavoro discografico, in una dimensione sonora di profumo contemporaneo e di sapore cosmopolita, creando un ponte tra Lecce e New York, dove è stato registrato. A 42 anni dalla sua fondazione l’ensemble formato da Mauro Durante (che abbiamo raggiunto telefonicamente per parlare insieme dell’album), Alessia Tondo, Silvia Perrone, Giulio Bianco, Massimiliano Morabito, Emanuele Licci e Giancarlo Paglialunga non smette così di stupire e di emozionare.
Sin dal primo ascolto Canzoniere colpisce per la grande freschezza e forza del sound. Qual è il segreto di questo risultato?
Il tessuto musicale è costruito su una base di vari tamburi a cornice, suonati in acustico da me, da Giancarlo, che si sovrappongono creando l’effetto di un groove elettronico. A ciò si mescolano i nostri strumenti di sempre, il bouzouki, l’organetto, il violino, gli strumenti a fiato, il basso e le voci cantate in dialetto. Pur essendo i nostri ingredienti locali, il sound diventa magicamente internazionale.
Come nasce il legame tra il vostro lavoro e gli Stati Uniti?
Tra il 2015 e il 2016 ho passato circa 5 mesi a New York per lavorare in sessioni di scrittura condivisa con produttori e compositori americani, o residenti lì. L’idea di farmi confrontare con la forma canzone è venuta al nostro manager per il Nord America, senza modificare il mio stile di scrivere, ciò che facciamo col CGS, ma lasciando intatte le nostre caratteristiche pur rendendole più comprensibili a chi non conosce questo genere musicale. Per me era un esperimento, non c’era la pretesa di uscire con un album. La prima volta che sono rientrato da New York avevo con me dei brani che ho fatto ascoltare agli altri e ne sono rimasti entusiasti. Da lì è nato questo ping pong tra Lecce e New York, finché abbiamo raccolto tutto il materiale e, un anno dopo, abbiamo chiuso le registrazioni.
Ci spieghi il significato de Lu giustacofane, il primo singolo, e del suo videoclip?
L’idea nasce dalla registrazione che si sente all’inizio del pezzo. È un anziano di San Pietro in Lama che, intervistato da mio padre, gli raccontava le vicende della sua vita cantando delle canzoni, tra cui vi era una dedicata a “lu giustacofane”, quella persona che passava di paese in paese, di casa in casa per riparare gli oggetti danneggiati. Da lì ho preso spunto per scrivere un pezzo che potesse essere una metafora di come si buttino via troppo facilmente gli oggetti danneggiati, e non solo; si pensi alle relazioni, alla propria terra, a tutte quelle situazioni per cui è invece importante resistere, continuare a lottare. Un altro spunto per la scrittura del testo mi è venuto da Silvia, mia moglie. È stata lei a farmi conoscere la pratica giapponese del “kintsugi”, in cui si utilizza l’oro per la riparazione delle anfore che diventano così più preziose di quanto non fossero prima di rompersi. Il soggetto del video è invece merito di AcquaSintetica. È stata loro l’idea di portare la canzone a parlare anche degli ulivi come simbolo culturale per cui vale la pena di resistere e ne è uscito un lavoro fantastico.
Cosa simboleggia la bottiglia di Coca-Cola in copertina?
La copertina è realizzata dal collettivo di artisti “Casa a Mare” ed è un’opera d’arte già esistente, fatta nel 2015. L’abbiamo scelta perché è una metafora perfetta di quanto era avvenuto riguardo agli Stati Uniti e alla forma canzone; nel senso che la nostra musica, fortemente identitaria, è come quella salsa di pomodoro che rimane unica e profondamente contemporanea anche se la metti in una bottiglia di Coca-Cola, come facevano i nostri nonni.
Se immaginassimo Canzoniere come una scatola, cosa troveremmo al suo interno?
Canzoniere vuol dire raccolta di canzoni e l’album è un raccolto di canzoni: le abbiamo seminate, curate, abbiamo aspettato che arrivassero a maturazione e a quel punto le abbiamo raccolte. Quindi contiene noi, le nostre battaglie, quello che ci emoziona.
Claudia Mangione