Secondo Coldiretti ammontano a oltre 143 milioni di euro i danni all’agricoltura pugliese a causa della siccità e con una rete idrica obsoleta e “colabrodo” come quella dell’Acquedotto Pugliese le cose si complicano. Intanto le alte temperature favoriscono gli incendi e nella nostra provincia i mezzi a disposizione dei Vigili del fuoco sono insufficienti
Se non l’estate più calda del secolo, quella del 2017 rischia comunque di passare alla storia come una delle estati più torride e afose degli ultimi anni e le previsioni non lasciano intendere nulla di buono fino a Ferragosto, quando Caronte e Lucifero si daranno il cambio portando calore a non finire. Ma se l’uomo, in qualche modo, può trovare conforto in un tuffo in mare o nell’aiuto delle tecnologie, non altrettanto si può dire per le campagne salentine che da mesi stanno affrontando un periodo di siccità come non si vedeva da tanto tempo ormai. Non una situazione di emergenza, va detto, ma comunque le prospettive per i mesi a venire non sono delle migliori qualora la calura estiva dovesse persistere con questa continuità.
A risentirne vari settori del comparto agricolo, in particolar modo ortaggi, viti e ulivi, questi ultimi che con l’innalzamento delle temperature vedono incrementare il contagio della Xylella fastidiosa e una produzione che nel 2016 è tornata a scendere in maniera paurosa. Le stime dei danni sono già piuttosto esose, fissate da Coldiretti Puglia attorno ai 143 milioni di euro. I terreni avrebbero bisogno in questo periodo di pioggia. Gli invasi da cui l’Acquedotto Pugliese ricava l’acqua si stanno assottigliando, ma non dovrebbero esserci problemi fino a fine anno. Il quadro potrebbe peggiorare se nei prossimi mesi le piogge dovessero farsi attendere troppo, aprendo una fase di emergenza con l’inizio del 2018.
Se da un lato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha firmato un decreto per vietare l’uso di acqua potabile per usi impropri, tipo annaffiare il giardino, dall’altra parte le opposizioni insorgono contro una politica istituzionale che viene vista come troppo statica e in costante affanno. “I ritardi del Governo pugliese di sinistra stanno costando già troppo ai cittadini -ha tuonato l’onorevole di Forza Italia, Rocco Palese-. Sarebbe il colmo se campagne e cittadini restassero anche a secco perché la Giunta non dichiara lo stato di emergenza. Peraltro pare che il Governo stia valutando l’ipotesi di dichiarare lo stato di emergenza nazionale e, se la Giunta pugliese non approva la sua richiesta, rischia di restare fuori dal regime degli aiuti che ci auguriamo si metta in moto quanto prima”.
Proprio in questi giorni è arrivato un emendamento che stanzia 500 mila euro ai Consorzi di Bonifica commissariati: “Non risolverà tutti i mali dell’emergenza irrigua -sottolinea Giuseppe Turco de La Puglia con Emiliano- ma questo stanziamento può almeno arginare un problema tecnico e finanziario generato durante il passaggio alla legge di riforma dei Consorzi”.
Il dilemma dell’Acquedotto Pugliese
Siccità vuol dire in parole povere mancanza d’acqua. Ed ecco qui l’altro nodo gordiano della faccenda, quello legato alle riserve idriche e alle reti “colabrodo” dell’Acquedotto Pugliese che, nonostante i lavori degli ultimi anni, fanno sprecare ancora quasi la metà dell’acqua che non arriva mai alle tubature dei pugliesi.
Due i grandi invasi della Basilicata, il Sinni e il Pertusillo, a cui la Puglia attinge per il proprio approvvigionamento idrico, cui si aggiungono quelli della Campania con cui la tensione negli ultimi giorni è alle stelle, con il governatore Vincenzo De Luca che minaccia di chiudere i rubinetti. Cali sostanziali del 50% per quel che concerne il Sinni e del 25% per il Pertusillo. In quest’ultimo caso, nella fattispecie, si è passati dai 105 milioni di metri cubi d’acqua del 24 luglio del 2016 ai 72 milioni di metri cubi dello stesso giorno di quest’anno. Una carenza evidente sin dal mese di giugno quando il volume di acqua complessivo a disposizione della Regione Puglia era sensibilmente sceso, passando dai 555 milioni di metri cubi della scorsa estate ai 388 milioni di metri cubi attuali.
Se da una parte c’è, dunque, il problema delle falde secche, dall’altra c’è il persistere degli sprechi della condotta dell’Acquedotto. Nel 2015 le perdite di acqua nei meandri delle reti dell’Aqp ammontavano al 49% del totale prelevato; dopo un anno la situazione non è migliorata granché, dato che, come fanno sapere Acquedotto Pugliese e Autorità di Bacino, si è passati al 48%. Tanti i lavori fatti per ammodernare una rete obsoleta, ma tanto ancora c’è da fare. Negli ultimi mesi si sono conclusi due appalti per un valore superiore a 200 milioni di euro e un terzo da appaltare prevede altri interventi da 80 milioni. La strada, tuttavia, è ancora molto lunga e serviranno anni e miliardi di euro per portare a regime una condotta lunga 25 km.
“Si continueranno a prelevare oltre 800 litri al secondo di acqua dai pozzi, soprattutto dei Consorzi di Bonifica -ha dichiarato Cristian Casili (M5S), vicepresidente della V Commissione Ambiente in Regione Puglia- che passeranno alla gestione diretta di Aqp. Si prevede addirittura di riattivare quei pozzi chiusi da tempo per non impoverire la falda, segno che in materia di governance delle nostre acque questo governo ha le idee poco chiare, salvo poi sbandierare il recupero delle acque dai reflui urbani di cui fino ad oggi non c’è traccia”.
Alessio Quarta