Arriva da Roma la proposta di rendere illegali le segnalazioni preventive di autovelox e altri apparecchi elettronici, al fine di evitare bruschi rallentamenti o incidenti. E mentre le associazioni dei familiari delle vittime della strada accolgono favorevolmente l’idea, rimane l’incognita sull’effettiva utilità degli stessi autovelox (spesso utilizzati dagli enti pubblici per fare cassa), in un contesto come il nostro in cui manca una reale cultura della sicurezza stradale e in cui quasi ogni giorno si contano i morti per incidenti stradali
“Attenzione, controllo elettronico della velocità”. Un cartello che spesso troviamo sulle nostre strade extraurbane per segnalare nelle vicinanze la presenza di autovelox o radar che indichino alla Polizia stradale l’automobilista colto col piede eccessivamente schiacciato sull’acceleratore, oltre i limiti di velocità imposti dalla legge.
Nei giorni scorsi si è sparsa la notizia, diffusa dal sito Internet di Repubblica, secondo cui il Governo starebbe pensando ad un decreto legge che renda illegali le segnalazioni preventive di tutor, autovelox e altri apparecchi elettronici attraverso la presenza di cartelli stradali, applicazioni sugli smartphone, navigatori satellitari e quant’altro. Ed è subito scoppiata la polemica, mista a panico, tra gli utenti della rete. In realtà si tratta, al momento, solo di una proposta lanciata dal procuratore generale di Roma, Giovanni Salvi, durante un convegno del 6 luglio scorso su omicidio stradale e guida sotto effetto di alcool e/o stupefacenti, in occasione del 70esimo anniversario dalla fondazione della Polizia stradale.
La premessa da cui nasce l’idea lanciata dal Procuratore generale non è del tutto campata in aria, dal momento che molto spesso trovarsi davanti a cartelli che avvisano della presenza di un controllo elettronico della velocità equivale a bruschi rallentamenti, se non proprio drastiche frenate, con conseguente rischio di incidenti e tamponamenti. Insomma, perché segnalare qualcosa, per paura di una multa o di altra sanzione che il semplice rispetto dei limiti di velocità comunque eviterebbe? Fatto sta che il dibattito è aperto, specie in un periodo come quello estivo, con le strade del Salento che brulicano di macchine e purtroppo si rendono protagoniste ancora troppo spesso di incidenti stradali che provocano ferite gravi o addirittura la morte come la cronaca di queste settimane va raccontando.
Da una parte chi vota per l’intransigenza pur di ridurre al minimo il numero dei sinistri stradali, dall’altra chi vede negli autovelox, specie quelli posizionati da Comuni e Provincia, come un mezzo per rimpinguare le casse dell’ente di turno. Quel che è certo, tuttavia, è che urge un repentino cambio culturale da parte degli automobilisti che affrontino i tratti stradali con prudenza, come parte di un bene pubblico condiviso con altri e non come un circuito personale su cui poter fare tutto e il contrario di tutto.
Un’estate di sangue sulle strade del Salento
Le strade di Puglia e del Salento continuano, purtroppo, a registrare scontri tragici. Sono ancora troppi coloro che perdono la vita e le statistiche non fanno altro che confermarlo: nel 2015, ad esempio, la Regione Puglia ha registrato 9.524 sinistri stradali con danno a persone. Incidenti che hanno provocato 232 vittime (tra cui 27 pedoni) ed il ferimento di 15.646 persone. Nelle strade della provincia di Lecce si sono registrati il 18,5% dei sinistri stradali ed il 22,8% dei decessi, vale a dire un incremento della mortalità pari al 35,9% rispetto al 2014. Non solo, proprio la provincia di Lecce sembra aver rilevato il maggior incremento nel numero degli incidenti insieme all’area metropolitana di Bari.
Le strade provinciali e statali sono state il principale teatro di sinistri mortali in cui si sono verificati il 72,3% dei decessi; in autostrada si è registrato il 2,6% dei decessi. E la situazione nei primi mesi del 2017 non sembra essere molto cambiata. Le cronache di questi giorni, infatti, sono piene di sinistri stradali drammatici che si concludono con la perdita di vita di qualcuno. L’ultimo caso sulla strada che Borgagne conduce a Melendugno, fatale ad un uomo di 89 anni che è finito fuori strada dopo aver perso il controllo del proprio mezzo.
Qualche giorno prima a perdere la vita erano stati due tunisini di ritorno dalla raccolta delle angurie, in contrada Coluccia, sulla provinciale che collega Nardò ad Avetrana. Una strada stretta, che si percorre a gran velocità, buia di notte e che molte volte in questi anni è stata teatro di incidenti mortali. I due giovani braccianti agricoli hanno perso il controllo della loro Fiat Stilo e, dopo diversi capitomboli, hanno finito la propria corsa contro delle pietre presenti a ridosso del ciglio della strada.
Nella stessa mattinata una giovanissima vita spezzata, quella di Carlotta Angelica Martella di Surbo, morta sulla strada che collega Trepuzzi a Surbo mentre si recava ad un matrimonio con il proprio fidanzato. La strada che collega Martano ad Otranto, qualche giorno prima, era stata protagonista di un altro incidente mortale, alle 4.30 di mattina, in cui la trentacinquenne Valentina Costa ha perso la vita, dopo aver finito il turno di lavoro nel bar in cui lavorava. E ancora la Nardò-Avetrana teatro dell’ennesimo fatto di sangue, con una giovane mamma, di appena 32 anni, morta in seguito ad uno scontro frontale mentre tornava dal mare con il marito e il loro piccolo di 18 mesi.
Alessio Quarta