Da tempo i livelli di metalli pesanti presenti nella falda acquifera della discarica di Nardò sono oltre la norma. E la bonifica è ancora lontana
Nel numero di Belpaese del 31 ottobre 2015 la presentammo come “una bomba al nichel”. Una definizione che, purtroppo, ben si presta alla ex discarica di Castellino, località del Comune di Nardò, dopo che da un monitoraggio dell’Arpa venne riscontrata la presenza di nichel oltre i parametri stabiliti dalla legge in due dei tre “pozzi spia” interni alla struttura. Un quadro grave già di per sé, che peggiorò alcuni mesi dopo, quando le analisi effettuate negli altri venti “pozzi spia” esterni alla discarica rivelarono anche quantità fuori norma di metalli pesanti, soprattutto arsenico.
Chiusa dal 2007 per i disagi, soprattutto olfattivi, sofferti dalla popolazione neretina, la discarica è ancora in attesa dei lavori di bonifica e messa in sicurezza. Un primo passo in questo senso è stato compiuto lo scorso 30 settembre in un incontro voluto da Domenico Santorsola, Assessore regionale all’Ambiente, al quale hanno partecipato, tra gli altri, Provincia di Lecce e Comune di Nardò; in quell’occasione ci si accordò di programmare una conferenza di servizi attraverso la quale organizzare un piano di interventi.
Meglio tardi che mai, ma nel frattempo il territorio resta alla mercé della struttura, come hanno lamentato nei giorni scorsi il sindaco Giuseppe Mellone e l’assessore all’Ambiente Graziano De Tuglie in una lettera inviata a Governo, Regione, Provincia e Arpa: “In relazione a tali emissioni, la popolazione ha spesso lamentato malori e malattie di vario genere ed in passato un manifesto sottoscritto da ventuno medici di base denunciò l’aumento di malattie in relazione alla presenza sul territorio di una potente fonte inquinante. Ancora oggi nella zona compresa tra la discarica e l’ex ospedale i residenti segnalano episodi di gocciolamento dal cielo di una sostanza giallognola. L’area risulta fortemente inquinata, con superamenti di arsenico e nichel superiore ai limiti di legge, e notizie non confermate ci allertano sul consumo oltre la media di farmaci collegati a malattie tumorali e antitiroidei”.
In tutto questo, fanno da sfondo il rischio che anche il terreno di Castellino possa celare rifiuti tossici e l’individuazione di un agro di Nardò come potenziale sede del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi.
Discarica di Corigliano: un pericolo scampato, ma non debellato
Era il maggio dello scorso anno quando l’emergenza rifiuti investì il Nord Salento a causa della temporanea chiusura della discarica di Statte che mise in difficoltà l’impianto di biostabilizzazione di Cavallino. Per ovviare alle difficoltà, da più parti era stata individuata nella discarica di Corigliano d’Otranto la soluzione più efficace; una struttura mai entrata in funzione dopo la sua realizzazione, grazie all’unanime volontà del Consiglio comunale.
A schierarsi contro questa opzione furono tutti i comuni della Grecìa salentina, sostenuti dai movimenti ambientalisti. L’idea di attivare quell’impianto, d’altronde, si rivelò inopportuna, a causa proprio della sua ubicazione. La discarica, infatti, sorge sopra la più importante falda acquifera della provincia che fornisce il 30% dell’acqua potabile ai salentini. Si tratta di un terreno che, data la sua posizione centrale all’interno del territorio salentino, conserva un’acqua di elevata purezza, ma che presenta anche un notevole livello di permeabilità e friabilità; ciò significa che il percolato potrebbe infiltrarsi nel terreno senza trovare ostacoli e inquinare così la falda.
Si sarebbe trattato di una beffa per il Comune di Corigliano d’Otranto, che ha avuto a che fare con la vecchia discarica, bonificata e messa in sicurezza, e che proprio dai pressi dell’impianto vede partire il “Parco del Mago”, un percorso naturale che arriva fino a San Cesario.
Alessandro Chizzini