A Botrugno resta alta la tensione in merito al progetto di realizzare un tempio crematorio, con il fronte del sì capitanato dal sindaco Pasquale Barone opposto al movimento “Apertamente”, a sostegno delle rispettive ragioni. Ma al di là dello scontro in atto emerge la necessità di un impianto simile nel nostro territorio, per sopperire alla crescente richiesta di cremazioni che il tempio di Bari (l’unico esistente in Puglia) non è in più grado di soddisfare
Dallo scorso febbraio rappresenta l’argomento che più di altri sta tenendo accesi i riflettori sul Comune di Botrugno. Il progetto di realizzazione di un tempio crematorio nella piccola cittadina salentina ha diviso la maggioranza consiliare rappresentata dalla lista “Uniti per Botrugno” e la minoranza del movimento “Apertamente”, quest’ultimo contrario alla realizzazione dell’impianto. La vicenda parte nel 2013 quando la Provincia di Lecce chiese la disponibilità dei Comuni di competenza ad ospitare un impianto in grado di sopperire alla carenza del servizio di cremazione delle salme nel territorio. Delle 97 amministrazioni comunali interessate solo 7 presentarono la loro candidatura: Lecce, Casarano, Ugento, Spongano, Ortelle e, appunto, Botrugno, sulla quale poi cadde la scelta dell’ente di Palazzo dei Celestini.
Il progetto si basa su un investimento di circa 2 milioni e mezzo di euro ed una concessione scesa da 30 a 25 anni presentato dall’Ati, un consorzio composto dalle società Altair, Edilver e Futurcrem che si è aggiudicato provvisoriamente il bando indetto dal Comune di Botrugno. Se da una parte l’Amministrazione comunale e le tre aziende coinvolte valutano positivamente l’impatto sull’ambiente e i risvolti economici ed occupazionali per Botrugno e i comuni limitrofi, dall’altra l’opposizione contesta in toto queste aspettative, lamentando anche un atteggiamento poco collaborativo della maggioranza, soprattutto riguardo l’indizione di un referendum popolare e il coinvolgimento della stessa popolazione.
E proprio il movimento “Apertamente” è stato il fautore di una serie di manifestazione di protesta per dire ‘no’ alla realizzazione del tempio, come la marcia per la democrazia, una raccolta firme, un sit-in la scorsa domenica nei pressi della SS 275 e una serie di striscioni affissi su alcune abitazioni. Intanto lo scontro in città è apertissimo e il progetto non ancora avviato ma, che Botrugno diventi o meno sede di un tempio di cremazione, ad oggi si presenta necessaria la presenza di una struttura simile in provincia di Lecce. La Puglia, infatti, può contare solo sull’impianto di Bari, che ormai non è più in grado di rispondere alle richieste di cremazione, in costante aumento di anno in anno, considerando che è chiamata a servire anche le popolazioni di Basilicata e Calabria e che in alcuni periodi è costretta a interrompere la propria attività per interventi di manutenzione.
“Qual è l’utilità del tempio crematorio a Botrugno?”
È un no ribadito con forza quello che “Apertamente”, minoranza consiliare di Botrugno composta da Claudia Vergari, Maria Simona Schiattino e Fabio Di Bari, esprime sulla realizzazione del tempio crematorio: “Il nostro non è un ‘no’ ideologico -fanno sapere i consilieri-. Rispettiamo il rito della cremazione, è un diritto dei cittadini, ma si tratta di un progetto che deve essere condiviso con la cittadinanza e che ha molte incognite”. L’opposizione si riferisce soprattutto ai possibili effetti ambientali: “È chiaro che tutto ciò che brucia può rivelarsi inquinante, e ci sorprende che un medico pneumologo come il sindaco consideri utile questo progetto”.
Molti dubbi anche sulle potenziali ricadute economiche e occupazionali: “Se davvero esistono tali opportunità, perché la maggioranza non ha inserito il progetto nel programma elettorale della campagna del 2014, considerando che l’idea era partita nel 2013? Perché i cittadini non sono stati informati, magari con un incontro pubblico, di queste positive ricadute?”. E proprio su questo ultimo punto si concentra gran parte della contestazione di “Apertamente”: “L’unico incontro pubblico si è avuto lo scorso 15 febbraio con un Consiglio comunale aperto da noi richiesto su sollecitazione dei cittadini. In quell’occasione abbiamo chiesto la creazione di un tavolo tecnico, di un regolamento per i referendum e, in attesa di questi due primi punti, e per puro spirito democratico, la sospensione dell’iter amministrativo, per poi valutare successivamente la richiesta della revoca”.
Ad oggi, però, la minoranza lamenta una stasi: “Il tavolo tecnico è stato approvato a maggioranza piena, ed è necessario istituirlo ora che si è giunti all’aggiudicazione provvisoria del progetto; il regolamento non è invece stato completato, sia per l’ostruzionismo dei componenti della maggioranza in Commissione, sia perché è stato rimandato, senza una comunicazione ufficiale, l’incontro che si sarebbe dovuto tenere proprio per questo la scorsa settimana”.
I dubbi per la minoranza restano comunque tanti: “Se la presenza di un crematorio è così utile, perché sono stati solo pochi i comuni che si sono candidati? Come può un comune di 3mila abitanti fornire 1.300 cremazioni annuali se l’impianto di Bari quest’anno si è fermato a 800? Perché valutare positivamente il requisito di affacciarsi sulla Statale 275 se il tempio sorgerà dalla parte opposta della città? Se il progetto dovesse registrare perdite, non sarà il Comune a risentirne?”.
Alessandro Chizzini