Giuseppe Maggio, amministratore della società che si era aggiudicata i lavori del nuovo stabilimento termale, commenta la recente sentenza che gli ha visti vincitori contro la Terme di Santa Cesarea Spa
La notizia ha fatto molto rumore: la società “Terme di Santa Cesarea” dovrà rimborsare la ditta Edilcostruzioni, difesa dagli avvocati Pietro e Luigi Quinto, per i danni causati a quest’ultima per un finanziamento di 10 milioni di euro andato in fumo. La sentenza del Consiglio di Stato recita infatti che dovranno essere risarcite le spese inerenti “l’elaborazione dell’offerta, la progettazione e pianificazione della commessa nella fase precedente la gara, le spese sostenute per le polizze fideiussorie e più in generale tutte le spese comunque riconducibili all’attività svolta per la partecipazione alla gara”.
La vicenda ha inizio nel 2006: c’è in ballo un finanziamento di oltre 10 milioni di euro, da parte del Ministero per le Attività Produttive, per la riqualificazione della struttura. La gara viene vinta, tra un contenzioso e l’altro, dalla Edilcostruzioni, società che tra l’altro ha sede a Santa Cesarea. Il seguito della vicenda ce lo racconta Giuseppe Maggio, amministratore dell’azienda medesima. “Ad un certo punto -esordisce Maggio- la società che gestisce le terme decide di annullare tutto. Quei finanziamenti sono così andati persi. Ma eravamo noi gli aggiudicatari di quei lavori! Questa è una sentenza -continua- che non ha bisogno di commenti. Perché le Terme non hanno fatto dirottare verso Santa Cesarea quei finanziamenti?”. Infatti, è in seguito a questa querelle che il Ministero ha bloccato in via cautelativa l’erogazione di quei fondi.
Ma la questione, per l’amministratore di Edilcostruzioni, non è solo economica: “Abbiamo subito grossi danni d’immagine, oltre a non aver potuto lavorare al progetto di rifunzionalizzazione delle terme. Abbiamo così cercato di far valere i nostri diritti. Il Tar di Lecce ci ha dato ragione, riconoscendoci una somma forfettaria come risarcimento. L’abbiamo ritenuta iniqua e ci siamo rivolti al Consiglio di Stato, che ha continuato a darci ragione. Ora quantificheremo le spese sostenute. Sono stati sette anni di battaglia. Rivendichiamo i nostri diritti -prosegue Maggio- come azienda e come cittadini. Intraprenderemo anche un’azione di responsabilità nei confronti degli attuali amministratori della società”.
Maggio ci tiene anche a togliersi un sassolino dalla scarpa: “Una società come Terme di Santa Cesarea Spa non può fare errori così madornali, perdendo un contributo pubblico di tale entità. Noi fatturiamo quattro volte più delle terme, ma a prendere le decisioni siamo solo in tre. Avremmo voluto, anche come cittadini di Santa Cesarea, fare un lavoro altamente prestigioso e rappresentativo per il nostro territorio”.
Stefano Manca